8 marzo

8 marzo si avvicina, un regalo per le donne e non solo…

Tra qualche giorno è la Festa della Donna, una giornata dedicata all’universo femminile, alla loro forza, caparbietà e voglia di andare sempre e comunque avanti.

Una giornata dedicata anche alle donne di sport; proprio per applaudire e augurare un buon 8 marzo al mondo delle sportive e non solo, vi faccio un regalo.

Questo è un capitolo del mio saggio L’evoluzione del gioco e il calcio femminile disponibile su Amazon; un case history abruzzese che ha visto come protagonista la calciatrice Nicoletta Carlitti.

Nicoletta Carlitti, 34 anni operaia abruzzese, è tesserata per una squadra maschile, “L’Osteria Dei Miracoli”, militante nel campionato amatori abruzzese di Casalbordino (Chieti).

Negli anni precedenti, aveva già militato in squadre di calcio femminile di serie B e C; successivamente la nascita della figlia, Ilaria, decise di praticare il calcio a livello amatoriale per continuare a coltivare un sogno: “il calcio è la mia passione” ha sempre dichiarato.

Fin qui, sembravano non esserci problemi anche se, il regolamento della FIGC, consente a ragazzi e ragazze di giocare nella stessa squadra fino a 12 anni.

La situazione, invece, comincia a precipitare il 19/10/03: la Federazione, alla vigilia della terza giornata di campionato, dichiara che il tesseramento della calciatrice è stato un errore e la diffida a scendere in campo nelle prossime gare.

La donna è allibita visto che, al momento dell’iscrizione, nessuno l’aveva ostacolato o contestato l’atto; insieme alla squadra e al presidente decide di non arrendersi: questo è solo il preambolo di quello che accade il 25/10/03.

In quella giornata di campionato- Osteria/ Punto Casa Vasto-, violando la diffida della FIGC, la Carlitti è iscritta tra i titolari che giocheranno la partita.

Questo, però, non accadrà: prima della stessa, l’arbitro Scaletta, iscritto alla sezione AIA Vasto, sequestra il cartellino della giocatrice.

Il clima si surriscalda, dirigenti e giocatori parlano di sopruso perché la diffida sarebbe scaduta alcuni giorni dopo (27/10/03), arrivano persino i carabinieri: dopo lunghe discussioni e proteste del pubblico, la partita fu sospesa definitivamente ed il cartellino della  Carlitti ritirato.

Fin qui il racconto dei fatti, ma a parole il caso non si chiuse: molti furono gli addetti ad esprimere un loro parere primo fra tutti il presidente dell’”Osteria Dei Miracoli” Roberto De Vito che dichiara “Daremo tutto l’appoggio possibile alla nostra calciatrice, perché riteniamo abbia diritto di scendere in campo con noi. Questa revoca non ha giustificazioni ed è iniqua perché impedisce ad una ragazza di giocare a calcio”. [Tuttosport 25/10/03]

La stessa giocatrice è pronta a non arrendersi: “Intendo continuare la mia battaglia, ho iniziato per scherzo, ora è una questione di principio […] Insieme al presidente De Vito, sto valutando il da farsi”. [Tuttosport 26/10/03]

Sull’argomento, è intervenuto anche il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Carlo Tavecchio il quale ritiene che l’intera colpa è del sistema: “Il sistema ha delle difese automatiche e non permette di schierare in campo calciatori uomini con calciatrici donne. Avete mai visto una gara di atletica leggera o qualsiasi altro sport in cui si confrontano uomini contro donne? No perché così è previsto dalle regole olimpiche”. [Tuttosport 29/10/03]

Contro tendenza, a sorpresa, sono due delle protagoniste più importanti del calcio femminile: Patrizia Panico e Natalina Ceraso Levati presidente della Divisione Calcio Femminile.

La Panico, interpellata da Il Mattino, afferma: “Il fatto che non ci siano donne in squadre maschili, non è affatto un discriminazione bensì una forma di rispetto delle differenze tra calcio maschile e calcio femminile […] Per la Carlitti, mi dispiace, magari voleva solo giocare ed in quella zona non ci sono squadre femminili [.] Ma io credo che le differenze vadano rispettate”. [ Il Mattino 27/10/03]

Il primo presidente eletto nella storia del calcio donne è ancora più drastico: “Quella della Carlitti, è una guerra controproducente […] Battiamoci piuttosto perché i club maschili si attivino per organizzare sezioni di calcio femminile al loro interno”. [Il Giorno 5/11/03]

Il caso Carlitti, così come fu ribattezzato, non ha precedenti nella storia ed è diventato un casus belli che può fare giurisprudenza, per situazioni simili, in futuro.

La sentenza della FIGC, è sicuramente ambigua in quanto considera prima valido il tesseramento per poi dichiararne l’invalidità.

Per qualcuno, questo è il chiaro segnale che il Palazzo non vuole o non può accettare la concorrenza del calcio femminile e men che meno affrontare le sue problematiche date le già pesanti difficoltà in cui vive lo sport più amato del mondo.

Questo qualcuno, può essere identificato nel presidente della squadra considerata (L’Osteria Dei Miracoli) dato che, a quasi un anno di distanza dal fatto, ho avuto modo di contattarlo telefonicamente: nelle sue parole ho percepito ancora l’amarezza per una vicenda considerata assurda.

Il presidente De Vito, infatti, ha tenuto a precisare come l’intera situazione sia stata mal gestita perché “si tratta di attività svolta a livello amatoriale che non presuppone, cioè, il raggiungimento di nessun obiettivo prestigioso, si gioca solo per divertimento e passione. A dimostrazione di ciò- ha aggiunto- sta il fatto che si può accedere al campionato amatori fino ai trent’anni”.

Parole che si uniscono al dispiacere per la Carlitti in quanto atleta e donna “costretta ad abbandonare il calcio, sua passione, visto che i molteplici ricorsi al TAR sono risultati vani”.

Lo stesso presidente, concludendo la conversazione, mi ha precisato: “la Carlitti è stata tesserata lo scorso anno ed ha potuto giocare solo due partite prima di salire alla ribalta della cronaca e scatenare un’opposizione inesistente al momento del suo tesseramento”.

La situazione che così si è venuta a creare, però, non può far certo dimenticare l’enorme risalto che la vicenda ha dato all’intero movimento in termini di pubblicità o semplice curiosità considerato, da molte protagoniste, l’unica strada per migliorare il loro status di calciatrici ed ottenere lo stesso trattamento dei colleghi uomini.

In questo contesto, che vede l’ingresso delle donne nell’universo maschile, si inserisce un’altra accesa discussione provocata dal personaggio più eclettico del mondo del calcio: il presidente Luciano Gaucci non nuovo a dichiarazioni ed iniziative fantasiose.

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