videodipendenze e sport

Videodipendenze e sport: il convegno a Pescara

Videodipendenze e sport: un argomento attuale che riguarda soprattutto i più piccoli. E a parlarne sono stati gli esperti insieme agli organizzatori del convegno, l’Asd Gladius Pescara.

Il motivo di una tale incontro? Lo spiega in modo molto chiaro il presidente della Gladius Angelo Nicolò:

“Nella nostra ultima trasferta a Milano, in pullman dopo un’ora e mezza di viaggio, mi sono reso conto di come i ragazzi erano tutti immersi nei loro smartphone; chiacchiere zero se non con il vicino di posto. Ho sentito il dovere di prendere una decisione forte: togliere loro i cellullari. Da quel momento i bambini hanno fatto i bambini giocando tra loro, ridendo e dando vita a dei cori. Ecco, in quel preciso momento ho capito che dovevo affrontare l’argomento”.

Stare davanti a uno schermo oppure dietro a una palla? Questo è il dilemma…

Di questo hanno discusso psicologi e psicoterapeutici presenti in sala: Filomena Napolitano (psicologa dello sport alla Gladius Pescara), Cristina Caruso (neuropsicomotricista), Silvia Marzoli (psicologa e psicoterapeuta) e Massimo D’Alessandro (psicologo e psicoterapeuta).

L’esperienza sul campo della dottoressa Filomena Napolitano risponde in qualche modo al dilemma di cui sopra: “Un giorno, parlando con i bambini negli spogliatoi, ne ho notato uno assente la volta precedente. Tutti gli altri mi esortavano a domandargli perché non fosse venuto all’allenamento precedente. Alla mia domanda la sua risposta: ‘Per giocare alla Play’”.

E’ così difficile uscire e correre dietro a un pallone insieme a degli amici?

Convegno “Videodipendenze e sport” a Pescara

“Viviamo nella società degli schermi – prosegue Napolitano – anche se, il videogioco non va demonizzato in quanto può essere fonte di stimolazioni alla percezione o alla manualità; il vero problema è l’uso improprio derivante, per esempio, dallo stare ore ed ore davanti al gioco e non uscire a giocare o per andare all’allenamento. Tutti aspetti che trasformazioni il videogioco da elemento positivo in fattore negativo per la crescita”.

Videogioco e sport dunque, sono agli opposti?

Sono entrambi giochi – afferma la dottoressa Silvia Marzoli – La cosa veramente importante è la prevenzione che fa capo ai genitori i quali devono essere consapevoli delle conseguenze che generano i videogiochi. Fare sport è un gioco ma anche una sana abitudine che dovrebbe accompagnare il bambino per tutta la vita. Eppure in Italia il tasso di abbandono delle pratiche sportive avviene già ad 11 anni. Come evitare questo? Permettere al bambino/a di fare l’attività fisica che preferisce; in questo modo infatti il ragazzo mette passione e impegno in quello che fa e non trova, nel videogioco, una brutta distrazione”.

Stare seduti davanti a un PC e non dentro un palazzetto o su un campo di calcio: perché?

“Perché il videogioco permette di interagire stanno dentro la propria stanza – spiega il dottor Massimo D’Alessandro – Si dice che il Personal computer sia il modo più semplice per soddisfare alcuni bisogni rispetto ad altri, esterni, più complicati da mettere in atto”.

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