Quando un calciatore prende la penna in mano e decide di scrivere un libro. Beh, gli esempi sono tanti: da Roberto Baggio ad Alessandro Del Piero, Giorgio Chiellini, da Xavier Zanetti a Tony Adams eccetera, eccetera… Sono tanti anche i commenti che possono nascere tra i tifosi del tipo: “Sì, un calciatore che scrive un libro, di suo pugno? No, non è possibile!”. Oppure: “Sicuro glielo ha scritto qualcuno”. Ma il principio di libertà d’espressione esiste ancora in Italia? L’articolo 21 della Costituzione italiana non è ancora stato abolito, quindi, ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione e quindi un calciatore ha diritto di scrivere un libro, di raccontare di sé e del suo “mondo dorato” attraverso un racconto. Certo, un aiuto da parte un amico giornalista c’è e mi sembra anche giusto che ci sia, ma la storia, quella non si inventa. La storia raccontata in quelle pagine è vita, sul campo e fuori, di quella persona che di mestiere fa il calciatore.
Ho letto molti libri scritti dai campioni del pallone fondamentalmente perché quello che si nasconde dietro le quinte, quello che non si vede, mi ha sempre affascinato (la curiosità è la molla che mi spinto a fare la giornalista). Leggere di aneddoti, storie divertenti e curiosità che si sviluppano all’interno di uno spogliatoio, rappresenta l’essenza vera del calcio cioè quello più “ruspante” che, attualmente è sempre più spesso eclissato a vantaggio di interessi economici e televisivi. Tornando ai libri, l’ultimo che ho letto in ordine di tempo, è quello di Andrea Pirlo Penso quindi gioco. E’ stata una scoperta sotto tutti i punti di vista: in primis un Pirlo che ama fare scherzi e burlarsi dei compagni di squadra come Gattuso, Matri e Nesta. Chi l’avrebbe mai detto, un personaggio come lui, sempre con quell’aria un po’ imbronciata e un po’ burbera! E’ proprio vero che l’acqua cheta spacca i ponti e che l’apparenza inganna…
Penso quindi gioco: venti capitoli e non 21: “E’ il mio numero, mi porta fortuna, ecco il motivo per cui questo libro si ferma a venti” spiega Pirlo tra le pagine nelle quali racconta chi è questo “calciatore di tutti” come lo definisce il ct della Nazionale Cesare Prandelli, com’è cresciuto nella sua Brescia e come il suo talento si sia trasformato da problema a soluzione dello stesso.
Da bambino, e poi da ragazzo, ho tentato di combattere contro un concetto declinato in diverse definizioni: unico, speciale, predestinato. Poi ho imparato a conviverci, a sfruttarlo a mio favore. (Andrea Pirlo. Penso quindi gioco).
Perché dunque un calciatore come Andrea Pirlo dovrebbe sentire l’esigenza di scrivere un libro? Personalmente credo per far conoscere agli sportivi cosa c’è prima, durante e dopo e 90 minuti e per esprimere (diritto sacrosanto) la loro opinione su temi che in teoria dovrebbero essere defilati rispetto al calcio ma che purtroppo al contrario sono fin troppo addentri allo sport come doping “liberalizzare il doping mi sembra una porcheria”. (Pirlo si riferisce al ciclismo e ai casi scoppiati al Tour De France, Giro d’italia e Vuelta), calcio scommesse e temi più leggeri come l’eterno problema (dai tempi de Il Processo di Biscardi su Telemontecarlo) della moviola in campo: “Un aiuto esterno sarebbe fondamentale, oggi. Gli arbitri non sono robot, è matematico che sbaglino qualcosa” le parole del numero 21 bianconero.
Quando ho concluso la lettura del libro, mi sembrava di conoscere un po’ di più Andrea Pirlo e, con lui, le sue punizioni: quelle traiettorie uniche che ha imparato dopo tante prove e fallimenti ma che oggi sono il suo segno distintivo, incubo dei portieri di mezzo mondo. Calciare con le prime tre dita del piede: ecco il segreto carpito studiando i calci piazzati del brasiliano Ribeiro Res Junior noto come Juninho Pernambuceno. Conoscere anche attraverso la lettura qualcuno e magari sentirlo più vicino, più “umano”: se un libro riesce a far questo, ha fatto centro. Che sia vita vera o storia inventata, che l’abbia scritto un calciatore o un grande scrittore, non fa differenza. Importante sono le emozioni che quelle pagine riescono a emanare.
Anche i calciatori possono avere qualcosa da dire, che miscela il privato con la notorietà della loro professione. Anche i calciatori possono essere in grado di elaborare una manovra, trovare il varco giusto e segnare un gol usando la penna al posto del pallone. Semplice, o no?