di Antonella Luccitti
Ci saranno anche l’originalità e la passione sportiva marsicana sul pullman che accompagnerà la nazionale italiana in Brasile in occasione dei Mondiali di calcio. Lo slogan che compare sulle vetrate del mezzo utilizzato dagli azzurri, infatti, è stato ideato da Stefano Meco (nella foto in basso), un avezzanese che sarà presente simbolicamente al fianco dei suoi beniamini. Coloriamo d’azzurro il sogno mondiale (in inglese Let’s paint the Fifa World Cup dream blue): è questa la frase creata dal marsicano e selezionata tra altre 160 mila nell’ambito di un concorso promosso dalla Fifa. Migliaia di slogan, frasi, idee originali create da altrettanti italiani per incitare, celebrare e sperare di poter colorare di azzurro il cielo brasiliano, dopo quello di Berlino del 2006. Eppure gli esperti comunicatori della federazione sportiva hanno scelto proprio quella di Stefano Meco probabilmente per la semplicità, la forza e il grande ottimismo contenuti in appena 6 parole. Ma chi è questo marsicano che sta facendo parlare di se in tutta Italia e la cui frase farà il giro del mondo nel corso degli attesi Mondiali? E soprattutto come è arrivato a dettare lo slogan fortunato alla Fifa? Lo abbiamo chiesto proprio al diretto interessato: Avezzanese doc, 42 anni, impiegato alla Micron e gestore di un’agenzia di scommesse in città, Stefano Meco è un soprattutto un grandissimo amante dello sport e un attento collezionista di oggetti sportivi. Componente dell’Uicos (Unione Italiana Collezionisti Olimpici e Sportivi), l’avezzanese è alla continua ricerca di pezzi unici in grado di arricchire la sua collezione privata. Ma com’è nata l’avventura brasiliana? “Essendo un collazionatore sono spesso alla ricerca, su internet, di materiale interessante e per questa ragione frequento anche il sito ufficiale della Fifa. Ed è proprio durante uno dei miei giri virtuali sul portale, nel corso dell’inverno, che ho letto di questo concorso che la federazione aveva lanciato in tutti i paesi coinvolti nei Mondiali. In particolare veniva richiesto di ideare uno slogan che avrebbe caratterizzato il pullman della propria nazionale”.
Ed è così che Meco inizia a pensare, quasi per gioco, ad una possibile frase. “In questo il mio lavoro ha giocato un ruolo chiave dal momento che facendo anche i turni di notte al centralino”, aggiunge, “ho avuto ore di calma durante le quali soffermarmi a trovare qualcosa di originale”. Poi l’idea, che da un semplice pensiero notturno, diventa un messaggio inviato alla Fifa per poter partecipare al concorso. “Ho partecipato quasi per gioco cosciente che altre migliaia di sportivi avrebbero inviato le loro frasi e onestamente non avrei mai immaginato che tra tanti potessi vincere proprio io”, rivela Meco. “Poi qualche giorno fa la straordinaria sorpresa. Apro la casella di posta e trovo una email della Fifa in cui, congratulandosi per l’originalità, mi informavano che la frase da me inviata era già pronta per decorare il pullman della nazionale. Vi lascio immaginare la soddisfazione e l’incredulità”. Eppure proseguendo nella lettura del messaggio Meco scopre di aver sfiorato per un pelo l’opportunità di vivere in prima persona quel “sogno mondiale”. “Nella email la FiFa mi informava che tra tutti i vincitori delle 32 nazionali ne era stato sorteggiato uno, quello dell’Uruguay, che avrebbe assistito a loro spese al Mondiale”. Ma la delusione per la sfumata partenza non è bastata a spegnere l’entusiasmo di Meco che guarderà le partite della nazionale nella sua agenzia di scommesse insieme ai suoi amici e familiari e che, a breve, avrà un nuovo oggetto per la sua collezione. “Ovviamente non posso avere il pullman”, commenta con ironia, “ma mi hanno anticipato che mi invieranno una gigantografia della foto che ritrae il mezzo con il mio slogan”. Un nuovo pezzo davvero speciale che Meco conserverà con cura tra i tanti oggetti tra cui le scarpe di Pirlo, Zambrotta e Chiellini o i guanti di Buffon del Mondiale 2006 o l’oggetto per lui più prezioso della collezione. “Si tratta della maglia rosa vinta da mio zio Vincenzo Meco al Giro d’Italia del 1962”, confessa, “alla quale non rinuncerei per nulla al mondo”.