sindrome metabolica

Sindrome metabolica: quali sport praticare?

Secondo appuntamento dedicato alla Sindrome metabolica; continuano le pubblicazioni a carattere medico scientifico a cura di diversi esperti, per conoscere meglio come lo sport e la salute, lo sport e le patologie cliniche possano relazionarsi.

A. Lera(*), E. Di Pizio(**), L. Di Pizio(**), D. Di Nicola(***)

L’attività motoria è fondamentale per l’uomo, come la nutrizione, la riproduzione e la organizzazione sociale.   

In una società, in cui è largamente diffusa la pratica del fitness, anche i soggetti affetti da psicosi con sindrome metabolica, possono avvalersi positivamente della pratica sportiva (non agonistica), con motivazioni che nascono sia sul piano “socio-culturale” che psicologico: aumenta il senso di benessere, il senso di sicurezza, l’autostima, la sensazione di “miglior gestione” nei confronti della malattia mentale e della sindrome metabolica secondaria all’utilizzo di psicofarmaci (neurolettici) e allo stile di vita sedentario, con graduale miglioramento sul piano metabolico e riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare.

Va considerato però che soggetti con disturbi psichici presentano un basso livello di fitness, che influenza la scelta sia del tipo di attività fisica che i metodi di allenamento.

I necessari riadeguamenti dello stile di vita, basati sui benefici psicologici derivanti dallo svolgimento di regolare esercizio fisico pongono l’attenzione sullo svolgimento di una sistematica attività fisica di bassa-moderata intensità distribuita durante l’arco della settimana, partendo dal solido razionale dell’investimento in attività fisica per la promozione della salute nella disabilità psichica grave.

Materiali e Metodi

Abbiamo sottoposto per un periodo di 6 mesi, a studio 20 soggetti di sesso maschile, di età compresa tra 29 e 53 anni, affetti da Psicosi con sindrome metabolica secondaria all’utilizzo di psicofarmaci (neurolettici).

Tutti rispecchiavano i criteri di Sindrome Metabolica (definizione ATP III) presentando almeno 3 dei seguenti disturbi: obesità centrale (circonferenza vita > 102 cm nei maschi, > 88 cm nelle femmine), intolleranza al glucosio (glicemia > 110 mg/dl), ipertensione arteriosa (maggiore di 130/85 mmHg), ipertrigliceridemia (maggiore di 150 mg/dl), alterazioni dei valori del colesterolo (HDL M = < 40, HDL F = < 50 mg/dl).               

La sindrome Metabolica è stata quindi trattata in tutti e 20 i soggetti oltre che farmacologicamente (ipoglicemizzanti orali), attraverso un cambio radicale dello stile di vita: corretta alimentazione ed attività fisica.

Non tutti gli sport sono uguali sul piano metabolico e diversi sono anche i vantaggi che i soggetti con sindrome metabolica possono trarne. Il termine “aerobico” si riferisce alla capacità dei muscoli di “metabolizzare” il glucosio in presenza di ossigeno.

In questo caso il glucosio sarà “bruciato” completamente in modo ecologico ed economico fornendo energia senza scorie residue, senza alcuna implicazione negativa a livello psichico. L’attività motoria di bassa intensità e di lunga durata ci permette inoltre una maggiore utilizzazione dei lipidi.     

Il programma di attività fisica con all’interno obiettivi realistici e flessibili in rapporto alle condizioni psicofisiche, veniva consigliato ai 20 utenti, controllati periodicamente presso l’ambulatorio divisionale di Psichiatria di Giulianova e monitorizzati presso il Servizio di Medicina dello Sport di Roseto degli Abruzzi.

All’inizio prudente, hanno fatto seguito graduali aumenti. Ogni allenamento iniziava con una fase di riscaldamento e terminava con una fase di raffreddamento (defaticamento) di almeno 5 minuti; veniva quindi praticato stretching (allungamento muscolare).

L’attività aerobica somministrata 3 volte alla settimana, annotando per ciascun soggetto l’allenamento effettivamente praticato e la sensazione soggettiva di sforzo fisico provato, con i controlli puntuali dei valori glicemici prima e dopo l’esercizio fisico.

Non è stata consentita l’attività fisica per valori glicemici > di 300 mg.

Risultati

L’attività sportiva (nuoto, marcia o corsa lenta) in caso di sindrome metabolica, associata ad un’obesità addominale senza specifiche patologie cardiovascolari o presenza di diabete mellito, comprendeva un’attività aerobica con una frequenza di 3 giorni alla settimana ad una intensità intorno al 60% della frequenza cardiaca massima per circa 40 minuti ed un allenamento con i pesi per la forza 3 volte alla settimana usando il 30% del peso massimale (peso che si riesce a sollevare solo per una ripetizione) eseguendo 4 ripetizioni in forma corretta per un esercizio per ogni singolo gruppo muscolare.

Sul piano clinico, abbiamo osservato nell’arco dei 6 mesi, una riduzione progressiva degli indici di sindrome metabolica con riduzione dei valori glicemici (glicemia < 110 mg/dl) nel 50% dei casi,  incremento del “colesterolo buono”(HDL M = > 40, HDL F = > 50 mg/dl) nel 60% dei casi, riduzione della circonferenza vita < 98 cm nei maschi, < 78 cm nelle femmine) nel 65% dei casi, riduzione dei valori dei trigliceridi (<140 mg/dl) nel 40% dei casi, e soprattutto normalizzazione dei valori pressori (<130/80 mmHg) nel 70% dei casi.

Sul piano neuropsichico invece abbiamo osservato oltre all’assenza di riacutizzazioni psicotiche un sostanziale miglioramento della compliance e del livello relazionale e sociale.

Conclusioni

Gli sport più adatti al soggetto psicotico con sindrome metabolica che assume psicofarmaci (neurolettici) e adotta in partenza uno stile di vita sedentario sono quelli aerobici (corsa e marcia lente, nuoto),  specie se effettuati a bassa-media intensità in modo da “allenare”, ma non affaticare il cuore.

Nuotare dolcemente o camminare, correre a passo lento in pianura 120 minuti alla settimana, cioè 40 minuti, 3 volte alla settimana riduce colesterolo, trigliceridi, grasso addominale e peso, migliorando la risposta dell’insulina e del glucosio e prevenendo ulteriori patologie (tabella 2).

Sono stati praticati con successo anche sport di squadra (calcio) che sono aerobici – anaerobici alternati. Il risultato in definitiva è quello di modificare lo stile di vita, considerando che l’inattività fisica è uno tra i più rilevanti fattori di morbosità e mortalità.

Il nostro programma di attività fisica innovativo, implementato all’interno del servizio di salute mentale di Giulianova ha mostrato percentuali di abbandono sovrapponibili a quelle della popolazione generale.

(*) U.O. Psichiatria a Direzione Universitaria di Giulianova, AUSL Teramo; (**) U.O. Tutela della Salute nelle Attività Sportive, AUSL Teramo; (***) Università degli Studi di L’Aquila, Scuola di Specializzazione in Psichiatria

Bibliografia
  1. Anthony W, Cohen M, Farkas M, et al: Psychiatric rehabilitation. Boston, Boston University, Center for Psychiatric Rehabilitation, 2002
  2. Giuliani A., Micacchi G., Valenti M.: L’Attività Motoria nei servizi di salute mentale: evidenze scientifiche e linee guida. Italia Journal of Sport Sciences 116-124, Anno 12 – Numero 2, 2005.
  3. McAuley E, Blissmer B: Self-efficacy determinants and consequences of physical activity. Exercise and Sport Sciences Reviews 28:85-88, 2000
  4. Tuomilehto J, Lindstrom J, Eriksson JG, et al: Prevention of type 2 diabetes mellitus by changes in lifestyle among subjects with impaired glucose tolerance. New England Journal of Medicine 344:1343–1350, 2001.    

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