Serie A, Serie B, Torres, Foroni Verona, Oristano e ora Cuneo: la vita calcistica di Simona Sodini ha attraversato l’Italia. Un amore, quello per il calcio, che ti spinge e a girare in lungo e in largo il tuo paese pur di assecondarlo al punto da toccare il cielo con un dito con la Nazionale italiana femminile. Ma chi è Simona Sodini? Ce lo racconta lei in questa intervista.
Simona, raccontaci un po’ di te.
“Sono una giocatrice del Cuneo calcio, mi reputo una ragazza solare. Sono nata a Sassari e quindi nel mio dna c’è il mare e il sole. Amo tantissimo la mia terra che è la Sardegna ma vivo a Torino ormai da 13 anni. Mi piace molto la musica latino americana e anche ballarla e soprattutto fare shopping”.
Come nasce la tua passione per il calcio?
“Gioco a calcio dall età di 5 anni, praticamente da appena nata! Giocavo con i maschietti e ho continuato fino all età di 14 anni. La mia passione per il calcio è amore puro dalla nascita e mi ha sempre seguito mio padre ed è lui che mi ha trasmesso questa passione”.
Hai militato in Serie A e ora l’esperienza in B con in Cuneo, ci sono differenze tra i due tornei come accade in campo maschile?
“Ho fatto 18 anni anni di Serie A , ora un anno di B. L categoria e il ritmo tende a scemare un po’, purtroppo questo è il limite del calcio e se non si è organizzati le squadre che salgono in A fanno molta fatica a stabilizzarsi nella massima serie”.
Dalla Torres al Cuneo, praticamente hai girato lo Stivale, ma c’è una città nella quale, in futuro, vorresti vivere?
“Ho giocato in tante squadre, ho girato l’Italia vivendo tante emozioni ma ritengo Torino la mia seconda città natale; città in cui ora vivo e che amo tantissimo. E’ qui che continuerà la mia vita futura insieme al mio compagno e i nostri figli”.
Come definiresti il calcio femminile italiano?
“Il calcio femminile italiano sta leggermente migliorando. Purtroppo siamo solo all’inizio e manca davvero tanto per poter arrivare a ciò che vediamo all’estero. Ci vorrebbe ancora più organizzazione, uomini veri e personalità importanti che riescano migliorare l’immagine e l’interesse dei media. In realtà, quello che serve è agire come hanno fatto squadre maschili di serie A, tipo la Fiorentina, che ha unito le due società (maschile e femminile) sotto un unico regime. Solo così si potrà cercare di arrivare al professionismo in Italia”.
Ultima domanda: cosa vorresti fare da grande?
“Da grande? Una famiglia e poter raccontare ai miei figli ciò che imparato io dallo sport più amato al mondo”.