I senatori, coloro cioè che siedono nel Senato della Repubblica quale assemblea legislativa che, con la Camera dei deputati, forma il Parlamento italiano. Persone elette su base regionale chiamate a rappresentare il paese; 315 membri con l’onore e l’onere di fare il bene di una nazione e non tradire il mandato dato loro dagli elettori. Questa, in parole spicciole, la funzione istituzionale dei senatori della Repubblica italiana.
Nel nostro paese però esiste un’altra figura di senatore e in questo caso si parla di calcio: “i senatori in campo” sono anch’esse figure istituzionali (certamente non con valore politico e legislativo) presenti in ogni squadra. L’unico problema è dare una definizione precisa perchè non basta essere quello con più presenze, non serve aver segnato tanti gol e non è necessario essere il capitano della squadra; allora come descrivere questi giocatori-senatori? Eh, bella domanda! Proverò a rispondere a modo mio: il giocatore che assume il titolo di senatore è colui (o coloro) che collezionano il maggior numero di presenze nella stessa squadra, è colui (o coloro) che in virtù anche di questo dato viene onorato della fascia di capitano, è colui (o coloro) che si contraddistingue come goleador. E’ colui (o coloro) che, pur di scendere in campo sfidano le leggi della fisica e della gravita, è colui (o coloro) che sprona il giovane campione a dare il meglio, a non mollare davanti alle difficoltà. E’ colui (o coloro) in grado di gestire i momenti più critici del club mettondoci la faccia quando una sconfitta è figlia di una pessima prestazione, è colui (o coloro) che richiama “all’ordine” le giovani leve che ancora non sanno il significato delle parole “sacrificio” e “sofferenza”.
Scrivo questo post perchè, a seguito dell’eliminazione della Nazionale dai Mondiali per mano dell’Uruguay, si è parlato è detto molto su questa figura soprattutto in relazione a un’eventuale spaccatura all’interno dello spogliatoio azzurro tra i senatori, appunto, e i giovani del gruppo. Chi sono i senatori in questione? Buffon, Pirlo e De Rossi. Loro ora sono i rappresentanti del calcio nazionale italiano ma sono in buona compagnia tra presente e passato; qualche nome? Zoff, Mazzola, Baggio, Baresi, Totti, Di Natale, Del Piero, Giannini, Maldini, Zanetti…e tanti altri. Bell’elenco, vero? Ognuno di loro nelle squadre di appartenza dà o ha dato quel qualcosa che va oltre il giocare 90 minuti, ognuno di loro ha segnato (o sta segnando ancora) a modo suo la storia del suo club. Io le difinirei doti innate cioè peculiarità da leader che ti porti dentro sin dalla nascita e che il percorso di vita e l’esperienza affina al punto da rendere la presenza in campo fattore determinante per un risultato. Sì, perchè spesso la presenza e l’assenza di un senatore altera la prestazione e modifica la tattica degli 11 in campo; può sembrare strano ma è così. Un esempio? L’assenza di Buffon nella partita d’esordio in Brasile contro l’Inghilterra. Il capitano e trascinatore della Nazionale out per infortunio, un colpo durissimo per la squadra. Qui apro una piccola parentesi: Sirigu fece un’eccellente match anche, ritengo, grazie a Buffon stesso che, da buon senatore non lo ha lasciato solo e la sua presenza in panchina è stata uno stimolo per lui e il esordio di fuoco. Ecco di nuovo la presenza della figura carismatica del senatore che non molla mai il gruppo anche quando è costretto a stare fuori però capace di unire e dare solidità alla squadra al punto che un suo rimprovero o un suo complimento hanno più efficacia di un intervento dell’allenatore.
Poi ci sono i modi di esprimere questa funzione da leader che cambiano a seconda del carattere dei vari giocatori: c’è il silenzioso che parla poco ma si fa capire in campo; c’è chi sul terreno di gioco è un “chiacchierone” pronto cioè a dare consigli e indicazioni durante la partita; c’è chi nel segreto dello spogliatoio fa sentire la sua. Figure istituzionali quelle dei “senatori in campo” dei quali non si può fare a meno e da loro deve ripartire la rifondazione del calcio nazionale oggi messo a dura prova anche se fosse necessario trovarli attraverso un ricambio generazionale.