La vita come uno schema di calcio o meglio: imparare qualcosa attraverso uno schema di calcio.
E’ questo quello che ho percepito guardando al cinema Il Campione, il film che vede protagonisti Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano.
Mister e calciatore? No, insegnante e giovanissimo talento giallorosso dal carattere un po’ particolare che si lasciare prendere (parecchio) la mano dal successo.
E vai con i cliché: calciatore giovane (19 anni), talento purissimo, famoso, ricco e…altro? Ah sì, che non sa dove sta di casa lo studio anche se, è ben evidenziato come la Roma abbia al suo interno una scuola per consentire ai ragazzi di studiare e allenarsi.
I cliché ci sono, finchè non arriva l’insegnante Valerio Fioretti (Stefano Accorsi) che deve preparare Christian Ferro (Andrea Carpenzano) all’esame di maturità a una condizione: se non passa i test il ragazzo non gioca.
Si parte con l’azzeramento del primo luogo comune: se non studi non giochi. Cosa da bambini? Forse no se a 19 anni la fama e il successo ti annebbiano cervello e cuore.
Secondo luogo comune azzerato: fai il calciatore che ti frega di studiare! Eh no…perché uno schema di calcio ti può far capire la Prima Guerra Mondiale.
Questa non ve la spiego perché dovete vedere il film!
Terzo luogo comune buttato giù: bello, ricco e senza cervello. Assolutamente no! Grazie al prof Valerio, Ferro impara a conoscere se stesso, a ragionare con la sua testa, a capire che vale di più, molto di più.
Quarto luogo comune che Il Campione mette in panchina: tanti soldi, beati loro! E’ vero fin quando non capisci che con i soldi non compri né il tuo carattere né l’autostima.
Perché i più grandi campioni sono grandi uomini? Perché hanno dato il giusto valore al successo senza rinnegare i valori e le passioni.
E’ stato davvero bello vedere questo film, ci voleva una pellicola così che mettesse in luce non (solo) le gesta sportive, non (solo) il mondo dorato dei calciatori ma (soprattutto) la vita della persona/atleta fuori dal campo, nella quotidianità e nelle relazioni con gli altri.
A mio modesto avviso andrebbe fatto vedere in ogni società, ai giovani della Primavera che sono nell’età decisiva per un eventuale passaggio in prima squadra ma con l’obbligo di continuare a studiare e, quindi, maturare come uomini.
Una pellicola da far vedere ai ragazzi che, gli eccessi giustificati dalla notorietà sono solo maschere che non aiutano a crescere ma a rimanere piccoli, più piccoli dei bambini (quelli veri).