“Tanto da grande farò il calciatore”. Questa la risposta che Mino Bizzarri a 13 anni diede alla sua professoressa la quale lo invitava a impegnarsi di più nello studio.
Mino Bizzarri da Roseto ha fatto il calciatore con all’attivo 198 gol siglati nel corso della sua carriera da professionista. Un percorso iniziato nella Rosetana e terminato a… Roseto con i bambini delle scuole calcio.
Il “bomber” come lo chiamavano (e lo chiamano ancora) per la rapacità nel fare gol, per la sua forza di non arrendersi mai davanti agli infortuni e alle vicende non proprio positive del pallone.
Un professionista che non ha mai avuto peli sulla lingua, non ha mai delegato nessuno ma ci ha messo sempre la faccia con compagni e allenatori.
Mino Bizzarri è un verace uomo abruzzese che ha lasciato il segno nei campi e nei cuori di tutte le città nelle quali ha giocato: da Reggio Calabria a Brescia passando per Ferrara. Qui a Ferrara la gente lo ama ancora, la città ricorda ancora i suoi due anni e quel maledetto spareggio contro il Verona…

A Ferrara Mino Bizzarri è tornato lo scorso 24 giugno per presentare il suo libro Porte Scorrevoli, scritto a quattro mani con Fabio Di Giulio ed edito dalla casa editrice Artemia Edizioni di Mosciano Sant’Angelo. Un tuffo nel passato, un viaggio nei ricordi che da Roseto lo hanno riportato su quelle strade che, per due anni, ha attraversato e vissuto. Ricordi di festeggiamenti, sconfitte nel ristorante La Sgarbata di Nicola e Catia, persone che per Mino sono ancora la sua seconda famiglia. Volti conosciuti, volti che lo riconoscono e con lui rivivono quei momenti passati già da 20 anni.
La città che Mino vede cambiata con zone, che da campagna assoluta, sono diventate aree di periferia con costruzioni che gli rendono l’ambiente quasi irriconoscibile. L’abbraccio con un compagno di scuola ritrovato proprio a Ferrara; un’infermiera che non ha voluto far mancare il suo saluto a quel campione che curava dai guai fisici e dolori di quel periodo.
Insomma, un vortice di emozioni ripercorse a ritroso insieme ai giornalisti Malaguti e Sovrani che gli sono stati “vicino” nei due anni ferraresi, con l’assessore allo Sport del Comune di Ferrara Simone Merli e l’avvocato Giorgio Ferroni, all’epoca 15enni, affascinati dalle gesta tecniche e atletiche di bomber Bizzarri.
Un incontro piacevole che ha visto il suo libro e la sua al centro di tutto: il Mino uomo e il Mino calciatore in un ambiente, quello del pallone, a volte non proprio piacevole.
“Ci sono cose dello spogliatoio che devono rimanere nello spogliatoio” afferma Mino nel ricordare uno specifico episodio della sua carriera.
“Oggi non c’è un calciatore che va sotto la curva. Io l’ho fatto”. Una frase forte che Bizzarri tira fuori parlando del calcio di oggi, fatto di troppi lustrini e poca sostanza.
“Non rimpiango niente della mia carriera, tranne quella palla contro il Verona… se potessi la farei entrare in rete”. Un uomo con il fiuto del gol lo resta anche quando appende le gli scarpini al chiodo, anche quando a segnare quel gol doveva essere un suo compagno di squadra.
Ferrara e Mino Bizzarri uniti da un filo invisibile nonostante un addio non proprio idilliaco: “La società mi chiese di dire che ero io a voler andar via. I tifosi non la presero bene e ne ero consapevole ma, sono contento che dopo alcuni anni la verità venne fuori”.
La giornata ferrarese si conclude tra amici, nella sua seconda famiglia così: “Il calcio è tutto per me”. Parola di Mino Bizzarri, professione calciatore.