Open di Andre Agassi. Sono stata sempre curiosa di leggere la sua biografia ma, in un modo o nell’altro, non sono mai riuscita ad acquistare il libro. Sentivo voci sulla bellezza del testo, sulla sorpresa che lasciava ai lettori, addirittura Alessandro Baricco nel suo Una certa idea di mondo scrive: […] di Moehringen ti scordi subito e ti ritrovi in viaggio con un Agassi che non ti saresti mai aspettato […] Se parti non scendi più fino all’ultima pagina”.
Le parola del grande scrittore torinese, mi avevano incuriosito ancora di più e decisi di leggero. Davvero. L’ho trovato in libreria nel momento in cui non me lo aspettavo ma non potevo perdere l’occasione. E l’ho preso.
L’hanno definito un romanzo di formazione, il primo e unico libro di un atleta contro lo sport che pratica; insomma, belle premesse! E sono state premesse e promesse mantenute: Open ha sorpreso anche me. Una biografia completamente diversa dalle tante che ho letto fin qui di sportivi. Sono entrata in un mondo nuovo, quello del tennis, che non conoscevo (nonostante mio padre per anni si è dilettato con la racchetta) e non conoscevo la storia del grande campione e la sofferenza dietro la sua carriera. “Odio il tennis”: frase forte alla quale nessuno credeva. Beh, in realtà è difficile dall’esterno credere ad un concetto del genere eppure, se si legge il libro, il perchè è forte è chiaro.
Un libro che mi ha lasciato alcuni flash che mi saranno di aiuto per crescere:
- il tennista è solo in campo
- il tennista è come un pugile
- ci hanno tolto l’unico diritto che avevamo: l’istruzione
- l’amore per Stefi Graff
Quattro passaggi essenziali, unici che mettono i brividi per intensità e profondità.
- La solitudine su quel campo di cemento o terra rossa è reale, concreta. Giocare a tennis è come giocare contro se stessi e le proprie paure. Non hai nessuno a cui chiedere aiuto, puoi parlare da solo, arrabbiarti con te te stesso ma non condividere gli errori con una squadra.
- Il paragone con il mondo del pugilato mi ha lasciato sopresa anche se in effetti, anche il boxer è solo sul ring: può guardare l’avversario negli occhi e carpirne le mosse. Nulla di più.
- Agassi e l’Accademia di Nick Bollettieri. Un inferno per lui, un posto orribile, un carcere. Ha odiato quel posto con tutte le sue forze: era il luogo dove suo padre lo aveva spedito per imparare il mestiere. Era il posto dove imparò a odiare la scuola e l’istruzione. Era la sede dell’inizio della sua ribellione e solitudine. Eppure…eppure quel senso di liberazione che ebbe quando lasciò gli studi, lo spinge molti anni dopo a tirar su una sua accademia dove si ospitano ragazzi dalle elementari alle superiori. In pratica quel rifiuto per lo studio si è trasformato nella sua ragione di vita al servizio degli altri.
- La storia d’amore con Steffi Graf. La donna della sua vita, la donna del destino. L’ha sempre amata e alla fine l’ha sposata. E’ la parte più bella, più dolce, più piacevole del romanzo. Due anime gemelle che dovevano trovarsi e così è stato.
Ho tratto molto da Open: un racconto di vita che dimostra come nulla dev’essere dato per scontato perchè dietro un campione che guadagna tanto, che si permette quasi tutto, in realtà può nascondersi una fragilità impensabile. Agassi non ha mai mollato nonstante abbia sempre “odiato il tennis”, è stato capace di trovare motivazioni che, all’apparenza, nessuno proverebbe nemmeno cercare, si è “formato” tante volte nel corso della sua vita senza rinnegare se stesso.
Un esempio che cercherò di fare mio quando mi troverò ad affrontare ciò che non mi piace.
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