Mattia Andreoli (nella foto di Domenico Scanzano), 28 anni di cui 18 passati in acqua. Un curriculum imponente per il giovane pallanuotista pescarese. Sì, stavolta non parliamo di calcio ma di uno sport, la pallanuoto appunto, che a Pescara negli anni 80/90 ha vissuto momenti epici che superano di gran lunga altre discipline. E’ una storia bella, unica, internazionale che per anni ha proiettato la città adriatica dentro le piscine più belle del mondo alla quale facciamo un rapido accenno. La Water Polis Pescara fu Campione d’Europa nel 1988; ha vinto per tre volte la massima serie italiana (serie A1): la prima nel 1987 con il nome di Sisley Pescara e poi due anni di seguito nel1996/97 e nel 1997/98 con il nome di Waltertosto Pescara. Negli anni precedenti alle ultime due vittorie nazionali la squadra abruzzese era spesso riuscita ad arrivare in finale dei play-off scudetto: splendide le sfide contro il Posillipo, squadra con la quale il Cus Pescara ha condiviso il dominio del massimo campionato italiano a cavallo tra gli anni 80 e 90, e contro la quale ha vinto la Supercoppa europea del 1987 e, in seguito, perso la finale dell’allora Len Champions League (1997/98). Il Pescara rimane l’unica squadra di pallanuoto in Italia ad aver vinto almeno una volta in tutte le competizioni continentali. L’ultimo trofeo europeo conquistato è stata la coppa Len nel 1996 e l’ultima finale continentale disputata è stata quella del 2000 contro lo Jug Dubrovnik Nella squadra di pallanuoto pescarese hanno militato campioni mondiali e olimpici, e, in generale, grandi nomi della pallanuoto italiana ed estera come i fratelli Roberto e Alessandro Calcaterra, Marco D’Altrui, Amedeo Pomilio, Francesco Attolico e lo spagnolo Manuel Estiarte.
Proprio questi nomi, questi successi, hanno spinto Mattia ad amare questo sport e a praticarlo oltre la semplice amatorialità. “Nel 1992 facevo scuola nuoto e, devo essere sincero – ricorda Mattia – non sopportavo proprio di andare in piscina; erano più i miei genitori che lo volevano perchè ‘vivi una una città di mare, devi saper nuotare’ mi dicevano. Poi un sabato, mio padre mi portò a vedere una partita della nostra squadra. A un certo punto vidi uscire dall’acqua Calcaterra e fu un colpo di fulmine. Il suo aspetto fiero, fisico da ‘armadio’, mi spinsero a dire: ‘Da grande voglio essere come lui’; e da lì mutò il mio rapporto con il nuoto, volevo andare tutti i giorni in piscina”. Ecco come un grande atleta può farti cambiare idea e portarti verso la tua strada che a volte, come in questo caso, è quella meno pensabile. “Ho iniziato a giocare nel 97/98 quando la nostra squadra affrontava gare spettacolari, gli spalti erano sempre pieni. Momento davvero magico. Il mio idolo? Beh, Estiarte sicuramente. Poi però, iniziando ad entrare nell’ambiente e nei suoi meccanismi, mi sono reso conto di come sono tutti importanti perchè una partita si vince anche se c’è una parata decisiva oppure se il tuo compagno ti fa il passaggio giusto al momento giusto. Il gruppo è l’arma in più”. L’entusiamo di un ragazzo che ha trovato lo sport su misura per lui in un contesto dove proprio quella disciplina va forte, non è un nesso casuale al punto che Mattia in questo team di fenomeni dell’acqua trova un vero amico: “Marco D’Altrui. Sì, con lui ho giocato e ho avuto il piacere essere allenato. Un’amicizia vera, mi è mancato molto quando mi sono trasferito per un anno a Palermo, che dura tutt’ora. Ci sentiamo, se abbiamo bisogno ci siamo l’uno per l’altro; è una persona davvero umile”. Una secca e netta smentita a chi crede che nello sport non si possono instaurare rapporti di amicizia.
Mattia Andreoli dopo 15 anni a Pescara, anche per motivi di lavoro, va a Palermo nel 2011/2012 dove trova una bella e preparata realtà, la RN Palermo ’89 dove vince il campionato. “Mi sono trovato molto bene e mi hanno accolto alla grande. Venino da 15 anni a Pescara e mi sono trovato in un’altra città, solo, senza amici ma non ho sentito le distanze”. Un anno, poi il ritorno a Pescara. O meglio in Abruzzo: “Francesco Di Paolo dell’allora Corona d’Abruzzo a Chieti scalo, mi chiese di aiutarlo in acqua con dei ragazzi al fine di creare una squadra per la Promozione (ex Serie D). Il lavoro procede molto bene: in due anni i ragazzi sono cresciuti tantissimo, la Corona d’Abruzzo si è ‘trasformata’ in Teate Splashing e ci stiamo preparando a una nuova avventura nella quale sarò capitano. Obiettivi? Puntiamo in alto, senza nasconderci. Abbiamo lavorato parecchio con i ragazzi e in più abbiamo aggiunto nomi di un certo spessore nell’ambiente come: Fabio D’Aloisio, con il quale ho condiviso quasi tutta la mia carriera; Francesco Cacciagrano, centroboa della Bustino neo promosso in Serie B; Cristian Amoroso e Vasilis Zirinis detto “Vasi” difensore centrale non chè vice capitano”.
Un nuova avventura per il veterano Mattia, in un ambiente in cui vince il cuore e la passione: “Questo sport lo fai perchè sei innamorato, se tagli il divertimento non giochi più. Cosa farò da grande? Finchè il fisico me lo permette sto in acqua, poi mi piacerebbe fare l’allenatore. Impegni lavorativi permettendo”.
Mattia a fine intervista mi dice una frase: “Lo sport non è democrazia ma meritocrazia” alla quale mi permetto di aggiungere che la meritocrazia è la miglior forma di democrazia nella vita.