La Cantera del Barcellona, la scuola calcio più importante al mondo, è in giro per l’Italia per il terzo anno consecutivo con il Summer camp Italia Fcb Escola. Un viaggio che terminerà il 31 luglio e sta toccando diverse località italiane tra le quali l’Abruzzo. Infatti, a Città Sant’Angelo presso i campi di Poggio degli Ulivi, i mister blaugrana hanno educato 100 bambini nati tra il 1999 e il 2010.
Dev’essere un’esperienza unica vedersi addosso, già in tenera età, quei colori che fanno sognare ad occhi aperti pensando a Messi….
Un’esperienza con la quale sono entrata in contatto grazie al presidente (anche se dovrei dire ex ma non mi piace come parola) della Femminile Pescara Luciano Verrigni che mi ha messo in contatto con una giovane calciatrice abruzzese che fa parte di questo team delle meraviglie: Maria La Civita, 27 di Sulmona (provincia de L’Aquila).
Un viaggio che, grazie alle sue parole, ho fatto anch’io nel mondo catalano, sognando anch’io i Campioni d’Europa!!!
Per i lettori di postcalcium, chi è Maria La Civita?
“Una ragazza semplicissima che gioca a calcio dall’età di 14 anni quando iniziai con il San Gregorio a L’Aquila. Non era semplice per me perché da Sulmona, dopo la scuola, dovevo prendere il bus e fare 60/70 km per andare agli allenamenti. Ero anche la più piccola del gruppo dato che c’erano donne sposate con figli. Un ragazza quindi nata con la passione per il calcio, coltivata grazie ai miei genitori e ai sacrifici che hanno fatto, che si definisce testarda e che si lascia travolgere dalle emozioni. Crescendo però ho scoperto il mio lato paziente, dote che non credevo di avere per la quale ringrazio proprio il calcio e i valori che mi ha trasmesso”.
Qual è il tuo percorso professionale?
“Come dicevo, ho iniziato con il San Gregorio dove sono rimasta tre anni facendo molta panchina, poi a 17 anni mi sono trasferita all’Ariete che militava in Serie C regionale; qui ho avuto molte più occasioni di giocare tanto da vincere il campionato. Ci sono stata 7 anni poi, purtroppo, il fallimento ma io sono rimasta nella nuova società, il Chieti, per altri tre anni. La prossima stagione invece, sarà la terza con la Femminile Pescara”.
Come sei entrata nel team Fcb Escola?
“Tutto è iniziato grazie all’allora presidente della Femminile Pescara Luciano Verrigni il quale, essendo a conoscenza del Camp di pura tecnica a Città Sant’Angelo, mi propose di inviare la mia candidatura. Ho mandato così il curriculum ed è andata bene anche perché sono stata una delle poche donne ad avanzare la sua candidatura e, nello staff organizzativo, siamo solo tre donne… Ho iniziato facendo il torneo con loro a Barcellona vincendo la categoria 2004 per poi iniziare a collaborare con loro come fotografa nel Summer Camp iniziato lo scorso 14 giugno è che terminerà il prossimo 31 luglio ad Ischia. Il futuro? Si vedrà!”.
Come vivi questa grande occasione? Raccontaci di questo Summer Camp Italia
“Un’esperienza unica che mi ha dato modo di capire e vedere cose che in Italia non esistono, ho visto un metodo di allenamento che, da noi, per bambini così piccoli, non c’è. I Camp infatti coinvolgono giovani nati tra il 1999 e il 2010 e per ogni età c’è un tipo di insegnamento diverso che parte da dettagli come indossare la divisa e il calzettino. Particolari che da noi non contano nulla mentre per loro sono questi dettagli a far capire l’importanza delle regole in mezzo al campo; loro in pratica partono da piccole cose come l’abbigliamento per arrivare alla fila indiana per entrata in campo oppure all’esultanza dopo ogni gol, anche in allenamento. Ecco, altro aspetto da noi non concepito: se durante un allenamento fai gol ed esulti, viene interpretato come sfottò, una presa presa in giro. Al Barcellona no: il gol è importante in quanto risultato di un’azione quindi frutto di lavoro, studio per cui motivo di gioia. All’inizio per i bambini tutto questo è un po’ traumatico ma è fantastico vedere come riescono ad essere delle spugne: io sto con loro 6 ore al giorno dal 14 giugno e posso dire che più sono piccoli e più la loro crescita nei successivi cinque giorni, è impressionante. Personalmente confesso di essere stata scettica perché erano in tanti a non aver mai giocato a calcio ma portati al Camp dai genitori solo per vedere i giocatori del Barcellona. Sono stati gli stessi genitori, a fine Camp, a veder trattati i loro figli come giocatori del Barcellona. Perché nel Camp i bambini vengono trattati come veri calciatori e, nei giorni, sentono la serietà e ci stanno, grazie alla loro eccezionale capacità di mettersi in gioco”.
Quali gli aspetti salienti della mitica Cantera?
“C’è in effetti una cosa che mi piace davvero: loro non spiegano mai un esercizio, fanno delle domande attraverso le quali i bambini, rispondendo, arrivano a capire l’esercizio. Un metodo che da noi non si usa, in Italia viene solo detto quello che è sbagliato e quello che è fatto bene. Con il sistema del Barcellona invece, il bambino inizia a ragionare e a riflettere. Faccio un esempio: a Fidenza, c’è stato un bambino che alla domanda: perché le persone parlano in campo? A fine camp ha risposto: perché non pensano. Risposta che, dopo cinque giorni, dimostra la loro crescita e la validità del metodo sopratutto con gli italiani. Io credo infatti che debba essere portato nelle nostre scuole calcio, tra i bambini un po’ mammoni e viziatelli, sarebbe un ottimo strumento di crescita umano e professionale. Altro aspetto che ritengo essenziale è la frase che i mister ripetono all’inizio di ogni Camp: ‘Non tutti diventeranno calciatori ma tutto diventeranno uomini’. Frase che non è solo un modo di dire ma viene applicata concretamente nel senso che, a fine Camp, si farà una selezione non solo tecnica ma soprattutto comportamentale cioè il bambino che si è comportato correttamente, ed è rientrato nei parametri Barca cioè comportamento eccelso e tecnica dignitosa, farà due settimane al Barcellona. Ecco, dico che partecipare a questo Summer Camp Italia mi ha aperto la mente e lo ritengo, ripeto, perfetto per gli italiani”.
Com’è andata la tappa in Abruzzo, la tua regione?
“Benissimo! In tre anni per la prima volta abbiamo fatto cifra tonda: 100 bambini proprio a Poggio degli Ulivi a Città Sant’Angelo. Una bellissima risposta da parte dei piccoli abruzzesi della quale sono molto orgogliosa”.
Tutti maschietti o anche qualche femminuccia?
“Questa è una nota dolente. In tutto il campus abbiamo avuto una sola ragazza, svizzera. Questo dimostra come la nostra mentalità sia sbagliata per il calcio femminile. È un problema italiano che non si spieghiano nemmeno gli spagnoli; parlando con i mister infatti tutti mi chiedono il perché di questa situazione nonostante l’Italia abbia una storia calcistica così imponente. Le ragazze ci sono, eppure non si fa il salto più importante cioè mettersi in gioco. Attualmente le cos sono immutate da 10 anni, da dieci lunghi anni il numero di calciatrici in Italia né cresce né diminuisce, il movimento è fermo e non ce lo possiamo permettere perché abbiamo qualità, capacità e tanta passione su cui di deve lavorare. Per questo non smetterò mai di ringraziare i miei genitori che da piccola mi hanno mandato in un campus per fare esperienza, ed ero l’unica bambina su 300 partecipanti”.