Una domenica pomeriggio trascorsa a vedere una partita di Prima divisione nel campo di calcio vicino casa. Avevo assistito a diverse partite così “vicine” al terreno di gioco ma erano gare tra pulcini, al massimo esordienti, mai tra squadre in cui l’età media è 25/30 anni. Ho potuto constatare che ogni volta è sempre la stessa emozione: lo spettacolo del calcio è ovunque. Bastano 22 giocatori, un pallone e un arbitro; il resto è uguale e non esistono variabili di sorta che possano mutare il rito.
Non esiste nessuna differenza? Beh, quelle ci sono eccome e devono esserci, non certo per i posti in cui si gioca o per la categoria in questione. Ma per la gente. E’ meraviglioso vedere dirigenti e famigliari delle due squadre vicini tra loro, è meraviglioso ascoltare i giocatori che parlano tra di loro. Ecco, questo è il dettaglio che fa la differenza. “Dai ragazzi, non molliamo, restiamo uniti”; “Dai, che fai? Stagli sotto!” alcune delle frasi che senti nitidamente dagli spalti. Così come i rimproveri, le lodi e i suggerimenti degli allenatori: “Quattro in fila, mettiamoci a quattro” oppure gli stessi giocatori che, ascoltando troppe critiche rivolte all’arbitro, sbottano: “Gli state dicendo di tutto, ora basta!”.
Le voci dei protagonisti dunque, quelli che scendono in campo e che vivono di passione pallone, sono cose che si perdono nei meravigliosi stadi italiani ed europei. Certo, vuoi mettere il Bernabeu, il Camp Nou, San Siro, l’Olimpico e altri, con gli impianti sportivi delle città? Non c’è paragone. Eppure…lì dentro senti solo quelle che ti circonda in un breve raggio: i colori, il tifo pro e contro una squadra, lo speaker che annuncia le formazioni. E il campo? Cosa accade laggiù? Il terreno di gioco lo vedi ma non lo senti. Puoi immaginare quello che i tuoi idoli si dicono osservando i loro gesti ma non li ascolti; anzi a volte sono così lontani da diventare semplici puntini che riconosci perchè ami quei colori e hai imparato le minime movenze dei “tuoi” ragazzi. Nei campi sportivi dei nostri quartieri invece è tutto più vicino, direi quasi a dimensione d’uomo, dove sei a contatto diretto con la realtà del calcio, quella che senti e ascolti. Anche quando si tratta di esagerare e andare oltre le righe…
Differenze importanti altresì quelle relative a come i calciatori sentono il pubblico: un boato enorme, unico del grande stadio che spinge l’adrenalina oltre i limiti; voci isolate che a volte si riconoscono nei piccoli impianti: un incitamento di un amico, di un parente che ti fanno svoltare la partita. Eppure il significato è lo stesso: incoraggiare, stare vicino, dare forza al gruppo, al tuo preferito, ai ragazzi sia esso un professionista affermato sia essa una squadra che lotta per andare in Promozione.
Sono stati 90 minuti emozionanti perchè sono tornata “con i piedi per terra” nel senso che ho risentito da vicino le voci dello sport che amo di più in assoluto e quella partita mi ha confermato, se ce ne fosse bisogno, che il sentimento è sempre forte quando mi trovo davanti un rettangolo verde.