Parlare di futuro di questi tempi, sembra impossibile. Si naviga talmente a vista che già pensare alla festività del 25 aprile sembra un’infinità!
Perché? Perché il Coronavirus ci ha rallentato, fermato, confuso, chiusi in casa. Giusto così perché la sua virulenza e pericolosità è tale da renderla l’unica soluzione possibile.
E ci siamo fermati tutti (o quasi) anche il calcio, quello che giocava ogni tre giorni, quello del “calcio spezzatino”; sì, anche il pallone si è fermato.
Il pallone, così come tutto il mondo sportivo italiano e mondiale; perché non di solo calcio si tifa…
Ecco, stare fermi vuol dire anche pensare e riflettere. E’ vero, a volte i pensieri non sono proprio rivolti al bello ma è anche vero che fermarsi spesso vuol dire anche proiettarsi al di fuori di ciò, oltre questo momento (perché finirà prima o poi!).
E infatti sono giorni in cui si pensa al dopo, a cosa e come fare per far ripartire il paese.
In tutto questo c’è lo sport e il discorso più ostico è sul calcio: finire il campionato? Quando? E la Champions?
Domande lecite a cui, da tifosi, vorremmo avere subito una risposta ma è necessario aspettare; nel frattempo però abbiamo guardato oltre e rivolto agli esperti del settore una domanda:
Come sarà lo sport quando si tornerà alla “normalità”?
Ci hanno risposto: Dario Ricci (Radio24), Massimiliano Castellani (Avvenire) e Massimiliano Di Liborio (psicologo dello sport); ecco le loro risposte.
Dario Ricci:
Il concetto di normalità è tutto da declinare perché, almeno nella fase iniziale, sarà uno sport molto diverso da quello che ci aspettiamo e conosciamo. Sicuramente va distinto lo sport professionistico da quello di base: per quest’ultimo c’è necessità di ripartire in totale sicurezza e con una certa sostenibilità economica. Per lo sport professionistico invece aspettiamoci una ripartenza a porte chiuse. Credo che tornare a vedere uno stadio pieno come qualche mese fa, sarà possibile solo in presenza di un vaccino; fino a quel momento saranno ingressi contingentati privilegiando le famiglie e non gli ultrà anche perché credo che a loro non interessi stare a distanza di 2 metri l’uno dall’altro. Credo che sarà uno sport più a misura di famiglia, specie il calcio.
Massimiliano Castellani:
Quando è la domanda principale. Il calcio per esempio, ha tempi che gli altri sport non hanno e che in questo momento vive forte pressioni miscelate a tanta confusione. Alla ripresa immediata sarà quasi impossibile rispettare il distanziamento sociale. Ritengo inoltre una pazzia ricominciare con gli stadi chiusi; ma vale lo stesso per qualsiasi evento, senza pubblico è denigrante. Parlando di altri sport personalmente mi sorprende la scelta del ciclismo di ripartire con il Tour e il Giro ad agosto, mi chiedo: se la situazione non si risolve, si rimanda ancora? Penso ancora al nuoto, allo sci che ha chiuso la stagione assegnando in anticipo i titoli. Un altro aspetto inoltre sarà il sovraffollamento di eventi per il 2021, basta citarne due: l’Europeo di calcio e le Olimpiadi. Ma la vera cosa da mettere in risalto è lo sport di base, le società dilettanti: sono loro che pagheranno il prezzo più alto, ricordiamoci sempre che lo sport non è solo professionistico.
Massimiliano Di Liborio:
Il Codiv-19 sta avendo grandi ripercussioni sul nostro modo di abitare il tempo, su come abitiamo il nostro spazio interno ed esterno e sul nostro modo di vivere le relazioni. L’incertezza su come si evolverà la situazione, attanaglia, probabilmente tutti. Anche nel “mondo sport” le cose non vanno diversamente; l’incertezza sembra permeare tutta la scena e tutti gli attori di questo mondo. Molto si è parlato e si è scritto sul professionismo, mediaticamente meno sensibilità è stata posta sullo sport giovanile, sulle società “minori” e sull’importanza del loro ruolo; in fondo non esiste solo la serie A, non esistono solo le Olimpiadi. Lo sport e la società devono a tutta questa delicata dimensione formativa, che spesso in ombra e in silenzio, costruisce atleti, persone e si prende cura dei nostri figli, con pochi fondi ma con tanta passione ed impegno. Ci sarà da ricostruire da parte di tutti noi: Istituzioni, Federazioni, Società Sportive, allenatori, ragazzi e genitori. Attraverso il coraggio, l’impegno ed un sano ottimismo, siamo chiamati a fare due passi avanti dopo averne fatto uno indietro. Dipenderà quasi tutto da noi. Lo sport, in fondo, da sempre, insegna anche questo.