Il talento di Leo Messi

SPT_20131112_SPO_065_29592207_I1

Su Messi si scrive e si legge di tutto, fenomeno del tutto normale tenuto conto che si parla del giocatore più forte del mondo, con buona pace di Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic.

Non c’è un aspetto della vita privata della “pulce” che non venga esaminata attentamente, eppure per quanto l’esistenza di Messi sia costantemente sotto i riflettori, vi sono alcune zone d’ombra che rendono difficile comprendere il Leo Messi uomo.

Sul personaggio circolano, inoltre, delle leggende metropolitane che gli conferiscono un fascino del tutto ingiustificato.

Tra i tanti aneddoti che riguardano il suo conto, il più gettonato èla storia da libro cuore secondo cui il piccolo Leo ha iniziato le cure di norditropina (un ormone della crescita) grazie al Barcellona.

In realtà, il piccolo Messi era in cura già in Argentina dal dott. Diego Schwazstein dall’etàdi 10 anni e ha proseguito il trattamento in Spagna soltanto nei primi dodici mesi.

Tale inesattezza storiografica non è niente rispetto alla notizia trapelata lo scorso anno secondo cui la Pulce avrebbe fatto un provino nel Como di Preziosi per poi essere miseramente scartato.

Tipico dei grandi fuoriclasse, anche Leo non si sottrae alla logica del “clan”, nel suo caso costituito dal padre Jorge, mamma Celia e dai suoi fratelli Rodrigo, Matias e Marisol.

Fondamentale per la crescita professionale del piccolo Leo èla fiducia cieca che ripone in lui il padre George il quale, mette nei piedi di suo figlio il destino suo e della sua famiglia.

Siamo nel lontano 2000, quando Messi incanta nelle giovanili del Newell’s Old Boys, il suo nome comincia a circolare nell’ambiente calcistico in maniera insistente non solo tra le squadre ma, inevitabilmente, anche tra gli agenti e talent scout sempre pronti a scovare il Diego Armando Maradona del nuovo millennio.

Tra questi c’è anche Fabian Soldini che viene incaricato dal padre George Messi di cercare una squadra pronta a scommettere sul talento purissimo del figlio.

Il 17 settembre 2000, biglietto solo andata per Barcellona, il destino di Leo si compie: i catalani si accorgono di avere tra le mani un fenomeno unico e decidono di puntare grosso, trovano un impiego come giardiniere al padre che si trasferisce  insieme alla famiglia oltre che per stare vicino al figlio per consentire di eludere un problema altrimenti insuperabile: Messi èun giocatore del Newell’s Old Boys e soltanto il trasferimento dei genitori, esercenti la patria potestà, avrebbe potuto consentire alla pulce di lasciare l’Argentina.

La vita nella cantera blaugrana non èparticolarmente vivace e il piccolo Leo si divide equamente tra i campi di allenamento e il letto dove passa gran parte del tempo a dormire.

Il sonno letargico del fenomeno argentino preoccupa non poco lo staff del settore giovanile che, in una relazione del 2001, riferiscono della timidezza di Messi fuori dal rettangolo di gioco e della sua attitudine alla siesta prolungata.

I successi degli anni successivi non lo aiutano a diventare un leader, come ha raccontato Juan Sebastian Veron, suo compagno di camera durante i mondiali in Sudafrica.

Prima della partita con la Grecia, il ct Maradona gli comunica che saràil capitano della Seleccion: come da tradizione, prima della partita spetta al capitano caricare il gruppo con un discorso ma la pulce, teso per questa sfida improvvisa riesce a bofonchiare solo poche parole.

Nonostante abbia battuto ogni record la sua stella èperennemente offuscata da quella di Maradona il quale, a differenza di Leo, ha dimostrato in tutta la sua carriera di abbinare le sue indubbie doti da fuoriclasse a quelle altrettanto importanti da leader.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *