Calcio e sempre calcio: mister Max Di Cuia a soli 42 anni vanta già un curriculum di tutto rispetto nel mondo del pallone molisano.
Originario di Larino (Cb), la sua vita si è sempre mossa tra palazzetti (calcio a 5) e campi di calcio (calcio a 11).
Chi la spunta? Il futsal che lui ritiene propedeutico per il calcio a 11!
Tutti lo cercano, tutti lo vogliono dunque e noi siamo andati a curiosare nella vita professionale di mister Massimiliano Di Cuia.
Con si è incontrato con calcio a 5?
“Sono passato dal calcio a 11 al futsal dopo aver giocato fino in Promozione. Purtroppo la rottura di un legamento ha bloccato la carriera di calciatore ma, allo stesso tempo durante la fase di riabilitazione, ho avuto modo di riflettere sul mio futuro. Con me c’era un allenatore, mio amico, Francesco Bonetti che mi ‘vedeva’ come allenatore. Ecco, quella proposta di seguire l’Under 18, mi ha acceso la lampadina; io che ho sempre avuto il desiderio di allenare e guidare una squadra. Avevo 27 anni e allenavo gente di 40 anni in Promozione… il bello del calcio è anche questo! Dopo quell’esperienza a Larino, il mio paese, si stava riformando la squadra di calcio a 5 e il presidente pensò a me (che nel frattempo mi ero iscritto a corso dedicato al futsal). Nella mia prima esperienza è andata benissimo: abbiamo vinto il campionato andando ai play-off da quinti in classifica. L’anno successivo, decisi di cambiare aria e qualche mese dopo mi trovai ad allenare l’Under 18 in Eccellenza di quella stessa società: di nuovo calcio a 11. Bellissimo campionato durante il quale presi anche il patentino di Uefa B; bellissima esperienza nonostante perdemmo la semifinale play-off. L’anno successivo a Casacalenda la società decise di affidarmi tutto: prendendo ragazzi del paese con l’obiettivo della salvezza. Ci riuscimmo, con 13 punti in classifica, grazie a persone che mai avevano avuto idea di cosa significasse stare in una squadra. Una vittoria che ha creato entusiasmo che portò il presidente a fare una squadra di calcio a 11 e mi ritrovai ancora in campo tra Prima Categoria e Promozione. Il lavoro fatto l’anno prima nel futsal, dava i suoi frutti: si notava la crescita di alcuni ragazzi che mi portai in squadra. Quell’anno perdemmo la finale 1-0 fuori casa per salire di categoria. Dopo 4 anni bellissimi, mi ritrovai ad allenare le ragazze del calcio a 5 femminile, tutte provenienti dal calcio a 11: fu un’altra bellissima esperienza anche lavorativa dove ho ‘insegnato’ alle calciatrici le basi del futsal e loro hanno insegnato a me le caratteristiche del calcio femminile, le loro peculiarità. Successivamente fui chiamato da un mio amico che voleva creare una squadra; in questo caso però non dovevo allenare ma dare una mano alla società, fare da direttore tecnico: la Chaminade Campobasso in serie B di futsal. Il primo anno ci salvammo all’ultima giornata, l’anno dopo si puntò in alto ma io decisi di allontanarmi dall’ambiente. Il quarto anno tornai sul mercato e sempre nella Chaminade feci l’allenatore dell’Under 19 di calcio a 5. Viene esonerato l’allenatore della prima squadra e…chiamarono me: impatto incredibile con giocatori che non avevo scelto io, bel campionato. L’anno dopo squadra nuova, obiettivo vincere il torneo. Le cose nel corso dei mesi cambiarono, non mi sentivo più a mio agio al punto che decisi di lasciare anche se il direttivo della società rifiutò le mie dimissioni. Ormai però avevo deciso ma, rispettando il contratto che avevo firmato, decisi di prendere la Scuola calcio; poi il Coronavirus ha bloccato tutto”.

Quanto può essere importante il calcio a 5 nel calcio a 11?
“Il calcio a 5 propedeutico al calcio a 11: la scuola sud americana lo dimostra; in stati come il Brasile, ad esempio, i ragazzi fini a 12 anni non sanno cosa sia il calcio a 11: in spiaggia e nei campetti si pratica futsal. Tutta tecnica pura e confronti diretti, aspetti che oggi mancano in Italia eccetto alcuni nomi come Insigne e Chiesa e qualche altro…Questo perché prima si giocava per strada, dove tutto è scontro diretto, velocità e saltare l’uomo. Un altro dato che dimostra il ruolo del futsal nel calcio a 11 è che molti club stando prendendo nei loro staff allenatori provenienti dal calcio a 5, vedi la Juventus con Musti. Montella ha sempre avuto collaboratori dal futsal per le geometrie a centrocampo, Menichelli lavora con la Roma ed altri. Nella velocità, nei piccoli spazi, e nell’uno contro uno quindi il calcio a 5 può essere un aiuto importante in campo, anche nel calcio a 11”.
Come ha trascorso la quarantena?
“Studiando e lavorando per la mia azienda Grafilandia. Cosa farò? Ora mi voglio riposare dal calcio, ho avuto proposte di allenare ma ho rifiutato”.
La pandemia cambierà il calcio a 5 o meglio migliorerà la situazione?
“L’unica cosa che è potuta cambiare è la disponibilità economica delle società di calcio a 5. Ci troveremo con campionati dal livello più basso, con ogni giorno una squadra che non riesce a iscriversi ai diversi tornei. La colpa è solo di chi gestisce il futsal che in tanti anni non hanno saputo far fare il salto di qualità al movimento. Cosa penso? Che la Serie A di futsal dovrebbe diventare professionistica, inoltre credo che i club di A di calcio a 11 debbano avere squadre di calcio a 5 che giochino prima delle prime squadre. Se Juve-Milan di futsal ad esempio si giocasse prima della stessa gara di Serie A, si creerebbe visibilità e grande attrazione che fa rima con rivoluzione. Se in Italia si dice ancora calcetto, un problema c’è…”.