Il bullismo e lo sport

Il bullismo e lo sport, pensieri sparsi

Il bullismo e lo sport, il nesso c’è, forse è meno visibile, più nascosto ma esiste.

Domani è la Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo e abbiamo voluto fare una riflessione.

Abbiamo così fatto una piccola ricerca su internet ed è balzato fuori un documento del 2019; si tratta cioè di un convegno organizzato dal Coni Abruzzo dal titolo Lo sport ti fa bello ma non bullo molto eloquente di per sé.

Un incontro per raccontare di come e quando si può parlare di bullismo nello sport che, come nelle altre forme, genera scarsa autostima, paura e voglia di isolarsi quando sappiamo benissimo che fare attività sportiva significa soprattutto stare insieme, fare squadre, condividere.

Essenziale dunque è il ruolo del tecnico, dell’allenatore che deve essere consapevole “del proprio ruolo educativo e dei propri comportamenti” si legge nella slide del convegno.

Ecco, educare i tecnici, i formatori, gli allenatori anche a capire le dinamiche che si creano in una squadra, in un gruppo di ragazzi che sta svolgendo attività fisica, è di primaria importanza per ridurre comportamenti a rischio bullismo.

Leggendo libri di letteratura sportiva, tanti campioni da piccoli sono stati vittime di bullismo a scuola per colpa dello sport; un esempio? Fabio Basile, oro nel judo a Rio 2016. Lui, per esempio, era bullizzato perché non amava il pallone ma le arti marziali…

A volte dunque anche praticare uno sport “minore” può essere fonte di bullismo ma come diceva Nelson Mandela:

“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di unire le persone come poche altre cose al mondo. Parla ai giovani in un linguaggio che capiscono. Lo sport può creare speranza, dove prima c’era solo disperazione. È più potente di qualunque governo nel rompere le barriere razziali. Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione.”

No al bullismo e lo sport, sì ai suoi valori.

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