Dall’Italia all’America, dalla Calabria a Seattle con una passione nel cuore: il calcio.
Le passioni spesso scemano, lasciano il tempo che trovano; altre invece ti segnano, si fanno da parte e poi tornano più forti e intense di prima.
Per Giuseppe Pezzano è andata così: la vita a un certo punto lo ha fatto scegliere ma non è stato un addio, solo un arrivederci…
Lui e il calcio erano destinati a ritrovarsi e infatti oggi la storia è tornata alle origini e noi ve la raccontiamo in questa intervista.
Il mondo di Giuseppe Pezzano e il calcio, come si incontrano?
“Diciamo che è il calcio ad avermi scelto nella mia Calabria e ho sempre giocato a pallone fino a quando la vita mi ha messo davanti a un bivio: vai o resti? Per mia natura sono sempre stato per il ‘vai’; quindi ho lasciato la mia terra e ho salutato il calcio per frequentare l’università a Firenze mentre molti miei coetanei sceglievano Roma o Bologna. Premesso che non ho mai lasciato completamente i campi di calcio, dopo molti ci siamo incontrati di nuovo: stavolta non con i tacchetti ma dietro una scrivania. Quando decisi di vendere la mia compagnia telefonica, sono entrato nella Fiesole Caldine con una mission internazionale: creare un ponte tra Usa e Italia a livello di calcio dato che dal 2003 vivo in America. A Fiesole Caldine si allenava la Primavera della Fiorentina e riuscii a instaurare un bellissimo rapporto con l’ambiente e la società. Un rapporto così forte che nel 2010 la Viole è stata in Nord America per un’amichevole. Così come nel 2009 portai il Bologna di Saputo a Montreal in ritiro e, a proposito di Bologna, Marco Di Vaio è stato il primo calciatore entrato nel mio team ed ora è un uomo di fiducia del club. Nel frattempo mi era sempre più difficile concretizzare i miei obiettivi a Fiesole Caldine e dopo 3 anni decisi di lasciare e decisi di fondare l’Osa Seattle da cui provengono i vari Cincotta e Giacinti. Quel progetto non l’ho abbandonato ed ora è realtà: si chiama Fiorentina School, il Liceo scientifico sportivo il cui intento è, per volontà della Fiorentina, di non lasciare per strada i ragazzi. Nasce così questa scuola idonea per gli sportivi dove si può studiare e giocare a pallone; un modello stile americano. Così come lo è l’ultima iniziativa in ordine di tempo: una biglietteria per gli studenti americani a Firenze”.
Parliamo dell’Osa Seattle.
“E’ stato il mio modo di entrare nel calcio femminile che in America già era parecchio avanti. Ecco perché, nonostante mi prendevano in giro, già ne percepivo le potenzialità. Ai tempi di Firenze conobbi Antonio Cincotta e gli chiesi di far parte della mia squadra. Ne fu entusiasta e mettemmo su un team eccezionale con Rinaldi, Guagni, Giacinti, Pinna etc… E’ stato un successo sia calcistico perché il calcio non genere; sia personale perché le ragazze giocavano bene e con il rispetto che il campo richiede. Grazie a questa squadra ho convinto la Fiorentina a fare la compagine femminile. Con l’Osa Seattle voglio solo dare l’occasione alle ragazze di mettersi in mostra e venire a fare un’esperienza di crescita all’estero e magari aprire nuovi ponti anche lavorativi”.

Cosa pensa del calcio femminile italiano post mondiale?
E’ stata una grande gratificazione vedere quella Nazionale al Mondiale di Francia. Il processo è in una fase decisiva di crescita e Hope Solo, che portai io a Firenze, mi ringrazia ancora per avere smosso il movimento calcio donne in Italia”.
Ha un sogno del cassetto?
“Sì, costruire a Seattle un senso di comunità italiana, una vera e propria Little Italy il cui il calcio la fa da padrona”.
Nella foto: Giuseppe Pezzano (a sinistra) con il presidente dalla Fiorentina Rocco Commisso