Giovinette

“Giovinette”, il calcio femminile a teatro

Rosetta, con i suoi sedici anni e nell’animo il sacro fuoco del calcio. Giovanna, per cui l’avventura della squadra è anche un gesto politico. Marta, saggia e posata ma determinata a combattere per la libertà di giocare. E poi la coraggiosa Zanetti che dà il calcio d’inizio, la stratega Strigaro che scrive ai giornali, la caparbia Lucchi che stenta a vincere l’opposizione paterna

Questo è parte dell’estratto del libro Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il duce; un testo che racconta la storia di donne che amavano il calcio nel 1933.

Impossibile? No. Perché di donne che hanno amato il pallone ci sono state, ci sono e ce ne saranno sempre. Federica e Marco hanno avuto il merito, con le loro ricerche, di far venire alla luce la storia di queste donne con un romanzo.

Parole che stanno per debuttare a teatro con lo spettacolo “Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il duce” con la prima nazionale dal 22 al 27 novembre al Teatro della Cooperativa (Via Privata Hermada, 14,Milano)

Ve lo raccontiamo con le parole dell’autrice, la giornalista Federica Seneghini.

Chi è Federica Seneghini?

“Lavoro a Il Corriere della Sera, nella redazione digitale; ho 41 anni e Giovinette è il mio primo libro. Quest’anno ne è uscito un altro di libro storico dal titolo Sulle ali della speranza”.

Perché un libro sul calcio femminile?

“E’ stato un caso in realtà: l’idea di scrivere un libro è nata nel 2019, l’anno dei Mondiali femminili in Francia, quando cercavo qualcosa sulle origini del movimento nel nostro paese; nel corso di quella ricerca mi sono imbattuta in questa storia. Devo ringraziare anche Marco Giani, ricercatore che firma il saggio alla fine del libro; perché un caso? Perché in realtà doveva essere un semplice articolo per Il Corriere e invece poi è diventato romanzo”.

Secondo te, qual è l’anima del testo?

“E’ libro che può essere letto su vari livelli in quanto è una di sport, di calcio ma anche di amicizia femminile e di Resistenza; una storia ambientata nel 1933, nel pieno del biennio fascista. E’ un romanzo adatto a tutti e ritengo che chiunque lo legga, possa trovare qualcosa di interessante”.

Cosa ti lasciato, quali sensazioni alla fine della stesura del libro?

“Tanta emozione e responsabilità perché è uno spaccato di storia di sport non conosciuta ai più, raccontarla attraverso un romanzo è stato un modo per dare la possibilità a tutti di accedere a un momento storico particolare del paese”.

1933-2023 (quasi) 90 anni di storia del calcio femminile, ne è passata di acqua sotto i ponti… o no?

“Sicuramente non siamo più nel 1933 e i problemi sono diversi; i passi avanti ci sono stati come il professionismo in Serie A femminile ma esistono ancora pregiudizi e tabù, quindi la strada è ancora lunga”.

Dalle pagine di un libro alla scena teatrale: com’è nata l’idea di portare “Giovinette” a teatro?

“Tutto è nato da un incontro con la casa di produzione e con gli attori e Rita Pelusi in particolare; si sono subito innamorati della storia e da lì è nata una bella amicizia e collaborazione al punto che siamo pronti al debutto! Una tournée in giro per l’Italia? Spero di sì…”.

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