A tu per tu con Francesco Pietrella, giornalista professionista de La Gazzetta dello Sport, che abbiamo intervistato per farci raccontare la sua passione per il calcio sfociata nel libro “Gli Inzaghi. Fratelli nel pallone” (Diarkos).
Perché proprio i fratelli del pallone oggi entrambi allenatori? Siamo partiti proprio da questa domanda.
Perché un libro sui fratelli Inzaghi?
“Fondamentalmente perché sono cresciuto con i loro gol. Nel dettaglio Filippo è stato un punto di riferimento per me, adolescente che giocava a calcio. A Simone invece mi legano anni molto belli da un punto di vista professionale in quanto ebbi modo, come prima mia esperienza, di raccontare proprio la Lazio di Inzaghi su sito di Gianluca Di Marzio. Sono stati dunque questi due spunti a consentirmi di raccontare la storia dei fratelli del calcio italiano”.
Lo sport che per Francesco diventa lavoro: quando accade?
“Da sempre perché sono cresciuto praticando vari sport dall’atletica al tennis; sicuramente il calcio è il filo conduttore giocando nei campionati dilettantistici fino ad arrivare alla Giovanili della Lazio. Tutto questo si è unito all’obiettivo che avevo sin da bambino: fare il giornalista sportivo e ci sono riuscito nel febbraio di quest’anno quando La Gazzetta dello Sport mi ha assunto a tempo indeterminato che mi ha permesso di raggiungere il sogno e trasformarlo in realtà”.
Com’è cambiato il calcio dei tuoi esordi ad oggi?
“Diciamo che in 10 anni è cambiata al comunicazione… I social soprattutto hanno modificato tutto; scrivendo il libro ho avuto la fortuna di consultare gli archivi storici della Gazzetta e non solo e mi sono reso conto che fare il giornalista negli anni 90 primi anni 2000, era tutto diverso: un accesso alle fonti dirette molto più semplice di ora perché le società tendono a chiudere i campioni più importanti che, dal canto loro, utilizzano i social per comunicare raccontarsi”.
Il tuo idolo da piccolo?
“A parte gli Inzaghi, direi David Beckham e Miroslav Klose”.
Pensi a un altro libro sul mondo del pallone?
“C’è un’idea ma è ancora tutta da sviluppare”.
Consiglieresti a un giovane di fare il giornalista come mestiere?
“Sì, ma di considerare diverse cose. Gli direi di crederci ma deve sapere anche che non è facile; ci sono tantissime difficoltà ma se riesce potrà davvero divertirsi”.