Fabrizio Sola in mostra; cosa c’entra un pittore in un blog di sport? Fa gol nel momento in cui prende un pennello in mano ma tra i piedi ha un pallone: ed è questo il caso di Fabrizio Sola, ex giocatore, ora artista, da Bologna.
Lo abbiamo incontrato a Ci vuole un villaggio (via Villetta Barrea, 24 Pescara) perché è lì ad esporre le sue opere nella personale dal titolo Ecstasy la cui direzione artistica è affidata a Beniamino Cardines.
Ed è lì che abbiamo scoperto il suo passato da calciatore e allenatore ed è con Fabrizio Sola che abbiamo fatto due chiacchiere
Calcio e pittura, due arti?
“Sì, anche il calcio è un’arte; dipende da che tipo di giocatore sei: io sono stato un attaccante, non di quelli artistici ma me la sono cavata”.
Il pennello e il pallone: due passioni che avevi sin da piccolo?
“Ti rispondo così: i più bel regalo della Befana a 14 anni fu un cavalletto e la sera andavo a letto con il pallone; sono fortunato perché nella vita ho fatto e sto facendo ciò che desideravo: fino ai 26 anni sono stato calciatore professionista, dilettante e poi allenatore, ora dipingo nella maggior parte del mio tempo”.
Fabrizio Sola ha mai dipinto il calcio?
“Sì, qualche illustrazione l’ho fatto per alcune emittenti locali di Bologna”.
Com’era il tuo calcio rispetto all’attuale?
“E’ cambiato molto; gli ultimi anni, sono già passati 12 anni, l’ho vissuti da allenatore erano tempi in cui il gioco era diverso… Oggi c’è più attenzione, più preparazione e più fisicità ma una volta se arrivavi in alto era perché meritavi, la selezione forse era tecnicamente migliore… Oggi in Serie A ci sono giocatori che, probabilmente, 20 anni non avrebbero giocato nemmeno in B”.
Hai allenato anche la squadra del Bologna femminile, raccontaci questa esperienza.
“E’ un altro sport secondo me in quanto c’è un approccio diverso e sono dell’idea che le donne debbano essere allenate da donne. Infatti, per esempio, da quando Milena Bertolini è la CT della Nazionale, le Azzurre vanno benissimo; questo perché l’approccio al femminile è molto complesso con una donna e poi atleticamente c’è troppa differenza. Il calcio femminile è bello se lo vedi giocare a certi livelli, lo guardo infatti, ma sono convinto che sia un altro sport”.
Tornando a Fabrizio calciatore, hai sfiorato il Pescara da giovane.
“Sì, a 14 anni mi aveva preso il Pescara, era il 1978; ero già tesserato, avevo scelto la scuola poi papà non si fidava nell’intermediario che c’era allora con la società abruzzese e rimasi a Bologna facendo la carriera nella mia città. Chissà quale carriera avrei avuto ma doveva andare così”.