Elisa Di Francisca mostra il suo volto e finalmente… “Giù la maschera”!
Il suo libro edito Solferino, è la sua storia con tutto ciò che la vita ci dà, ci toglie, ci restituisce e ci toglie di nuovo.
Semplicemente la vita di ognuno di noi, quindi anche di una “campionessa imperfetta” come dice il sottotitolo.
Questa volta, di Elisa Di Francisca, non voglio scrivere nulla; farò una recensione nella quale a “parlare” saranno alcune frasi che più mi hanno colpito nel corso della lettura.
Una recensione diversa dal solito ma giusto così.
I segnali ci sono. Un neon fluorescente lampeggia sulla mia testaccia dura: esci dall’incastro, Elisa, finchè sei in tempo. Però io sono incosciente. E zuccona. Premio Nobel per l’arroganza. E pure ribelle. Se mi forzi a fare qualcosa, ancora oggi, faccio il contrario. A nuotare controcorrente, ai salmoni, l’ho insegnato io.
La parola femminicidio andrebbe rigirata al maschile, perché la violenza sulle donne è principalmente un problema degli uomini. E delle donne che glielo permettono. C’è sempre un’alternativa, un altro modo di vedere, e fare, le cose.
La scherma, la mia scherma, di questa sfida tra padre e figlia beneficia di sponda: se vincere mi procura attenzione, l’affetto, i regali di papà, beh allora io devo vincere. A tutti i costi. Mettendoci tutta me stessa. E, se possibile, anche qualcosina in più. […] C’è in ballo la mia esistenza agli occhi di mio padre.
Nella notte, un grido. Sento una voce che parte dal centro della Terra, risale per un milione di chilometri, sbuca in superficie, entra dai piedi, si arrampica su per le gambe, attraversa pancia, stomaco e plesso solare, arriva alla gola che è rauca, spossata da tanta strada. E quando esce dalla bocca spalancata, con i canini aguzzi da vampira assetata di sangue che ha appena consumato il fiero pasto, non la riconosco. Non è la mia voce, non può essere. Troppo cavernosa, selvaggia. Un ruggito da animale satollo che scuote l’ExCel Exhibition Center dalle fondamenta, lasciandomi esamine. E’ sabato 28 luglio 2012. Ho appena vinto l’oro olimpico nel fioretto individuale ai Giochi Olimpici di Londra.
La danza mi ha regalato delicatezza in pedana, il pianoforte precisione alla stoccata.