“Di calcio non si parla”, ma facciamoci un giro!

Schermata 2014-11-10 a 12.44.53La palla è rotonda cioè gira, ruota. Una rotazione che può essere veloce, quindi imprevedibile capire dove sia diretta; difficile da vedere a volte per quanto rapido è il suo girare. Oppure può essere un movimento lento, calmo che permette di notare le sfumature, i colori e decidere la direzione esatta che quella palla deve prendere.

Questo è stato l’impatto iniziale che ho avuto leggendo Di calcio non si parla di Francesca Serafini. Innanzitutto il titolo. Illuminante: il calcio che ruota intorno alla nostra realtà e, allo stesso tempo la nostra realtà quotidiana che ruota intorno al calcio spesso senza rendercene conto. Ecco il senso della rotazione inteso come “movimento di un corpo che segue una traiettoria circolare” (Wikipedia). Il pallone appunto che Serafini guarda e studia osservandone tutti gli aspetti che esso cela al suo interno.

Cosa trova da questa osservazione accurata? Beh, prima di tutto la famiglia, punto di partenza da cui nasce la passione per il calcio:

“[…] prima della sfera di cuoio c’è un cudo di polistirolo. Anzi no; un parallelepipedo enorme”.

Di calcio non si parla (Francesca Serafini)

I ricordi delle prime partite all’Olimpico di Roma con il padre, il fratello e il cugino, le emozioni per le vittorie e le delusioni per le sconfitte; quelle ti lasciano il segno per sempre:

“[…] la ferita […] la mia per esempio […] è Roma-Lecce del 20 aprile 1986”.stadio_olimpico

Chi, da buon tifoso non ha delle partite che vorrebbe cancellare e dimenticare….

Il calcio poi per l’autrice è anche uno strumento che, se toccato, tronca tutti i discorsi famigliari fino a quel momento affrontati:

“[…] mia madre detesta le nostre disgressioni sportive perchè con loro vede svanire l’allegria […]”.

In effetti questa è una situazione abbastanza tipica del contesto famigliare italiano. Immaginate una classica scena di domenica pomeriggio: padre e figli (maschi e femmine) sul divano davanti la tv con tante leccornìe sparse in giro a sbraitare, esultare, gridare per ventidue calciatori che corrono dietro a un pallone, e magari lei, la mamma, ancora affaccendata in cucina. Tutto questo per nove mesi l’anno (più o meno): credo che per una non tifosa sia difficile da sopportare!…

Nella rotazione immaginaria della palla Francesca Serafini si sofferma su un altro aspetto: la politica. Il primo riferimento diretto avviene con Silvio Berlsconi il quale, già nel nome dato al suo partito, Forza Italia, ha voluto rendere forte e chiaro il senso di squadra, di gruppo. Questo della politica è un riferimento molto presente nello sport, anzi legato proprio alla sue origini: la teoria Configurazionale di Elias e Dunning, la prima che approcciò a un’analisi sociologica dello sport, spiega lo sviluppo della sportivizzazione principalmente con l’età vittoriana e la conseguente nascita delle prime società di calcio e rugby. Successivamente, la cosiddetta terza ondata, è spiegata con la le prime istituzioni sportive e la redazione dei primi eventi internazionali. Sempre su questa linea Nicola Porro, nel suo Lineamenti di sociologia dello sport, considera la formazione dei Comitati olimpici a inizio ‘900 come consecutivi degli stati totalitari e l’assenza, al suo interno, di un ministero dello Sport.

Un nesso dunque in continua evoluzione dove la politica ha assorbito il gergo calcistico al punto che:

“[…] il ricorso alla metafora calcistica è diventata maniera […]”.

Altro piccolo giro, altro elemento: la bellezza che prescinde dal risultato. Sì, perchè guardare una partita di calcio non è solo sperare che la tua squadra vinca:

“[…] il fascino del gesto tecnico sia veramente indipendente dal risultato”.

In quei 90 minuti, a volte il colpo di classe del giocatore simbolo vale molto di più. E per la romanista Francesca Serafini, tutto questo corrisponde a Francesco Totti:

“[…] un repertorio che da solo fin qui è valso il tempo dedicato a tante partite della Roma, anche quelle deludenti nel risultato […]”.

totti-300x225Totti per la Roma giallorossa è il 10° Re di Roma (il riferimento alla maglia non è casuale) e rappresenta il senso di attaccamento alla maglia, a quei colori e alla storia della città. Nessuno come lui (forse Giannini?) rappresenta il senso della romanità più vera. Come i grandi Capitani con la “C” maiscuola, Totti non si discute. Si ama. Quanti sono stati e sono tuttora i ragazzini che seguono il calcio perchè hanno visto il numero 10 romanista scendere in campo? Non si contano in Italia e all’estero.

Ma nel libro di Francesca Serafini c’è uno spicchio di pallone sul quale l’autrice si sofferma che mi ha affascinato: i film, le sceneggiature. Vi chiederete cosa c’entri tutto questo con il calcio. Beh, se la scrittrice è anche consulente per le fiction (Rsi) si può intuire che abbia trovato altre simbologie col pallone. Serafini prende ad esempio la sceneggiatura di un thriller. Prima di arrivare al colpevole, sappiamo tutti, si passa attraverso schemi molto precisi che vanno dalla suspense da offrire agli spettatori, in modo da tenerli attaccati alle sedie, al minutaggio in cui si deve verificare l’evento principale. Ebbene, questo schema ci sarebbe anche nel calcio. E’ vero! Il calcio rispetta dei riti: i calendari imposti a inizio stagione, gli orari in cui scendere in campo, il numero dei giocatori etc., ma… Ma il finale non è scontato come in un film. Oltre alla casella 1, alla casella 2, le partite prevedono anche la casella X che rappresenta l’incognito, la non vittoria, il pareggio tra le due squadre. Imprevedibilità e regole: un film perfetto sul campo!

Quello che mi ha regalato Di calcio non si parla, è stato in definitiva un bel viaggio dentro quella sfera che ormai ogni giorno rotola sul prato verde. Una sfera dentro la quale non leggiamo certamente il futuro ma che contiene tanto del presente di tutti noi.

Mi piace chiudere con una frase del libro che rappresenta tutti noi tifosi:

“Anche ora che sono passati molti anni, appena appare il manto verde, c’è un istante in cui il tempo si sospende, insieme al fiato […]”.

Buona lettura!

 

 

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