Andrea Zorzi: “Ci sono vittorie di pancia e vittorie di testa”

Andrea ZorziPremio Fivb nel 1991 come giocatore dell’anno, 6.116 punti nella Regular season della massima serie del campionato italiano in 213 partite disputate. Ancora: due volta Campione del mondo (Brasile 1990 e Grecia 1994) con la Nazionale italiana, 2 campionati italiani, 2 Coppa Italia, una Coppa Campioni, 4 Coppe delle coppe, 3 Supercoppa Europea e 2 Coppa del mondo per club.

Wow! Numeri pazzeschi che metteno i brividi solo a scriverli…

Di chi stiamo parlando? Di Andrea Zorzi, una leggenda della pallavolo le cui imprese sportive restano ancora impresse nel cuore e negli occhi di tutti, ospite della manifestazione Domani è già qui organizzata dal Csi Abruzzo. In questa occasione speciale, Andrea ha accettato di rispondere ad alcune domande per il blog.

 

Quali ricordi hai della tua attività agonistica?

“Ormai, a quasi 50 anni, ho modo di dividere i ricordi in due fasi ben distinte: una professionale, sportiva come le vittorie agli Europei e ai Mondali. Sono le emozioni più affascinanti e importanti, quelle che spingono a dire di aver davvero realizzato un sogno. Poi ci sono i ricordi non legati alle vittorie ma al tempo trascorso con le persone alle quali ho voluto e voglio bene. Questa è una conquista che si acquisisce a posteriori perchè finchè giochi, pensi solo a vincere ed è giusto così. In un secondo momento, quando si smette di essere atleti, si inizia a pensare che il regalo più grande è stato quello di condividere con un gruppo di altri atleti un sogno”.

 

Qual è la vittoria alla quale ti senti più legato?

“I primi successi sono quelli più belli perchè ti prendono di pancia. Se dovessi dire qual è stata la vittoria più imprevista, citeri sicuramente l’Europeo del 1989 e il Mondiale del 1990. Posso altresì fare un paragone con la seconda vittoria al Mondiale del 1994, quello in Grecia. Ecco, in quel caso vincemmo di testa cioè avemmo la capacità di ricaricarci e motivarci di nuovo in quanto consapevoli che la nostra era la squadra da battere”.Zorzi a Castiglione

 

Il movimento pallavolo italiano, come sta?

“E’ cresciuto e si è consolidato negli anni. Paradossalmente paga la molteplicità di programmi ed emittenti televisive. Mi spiego: la pluralità nell’informazione puntava a garantire una parità di accesso per tutti gli sport. Questo sì è infatti verificato ma a livello di minutaggio non certo nei canali percepiti come generalisti. Tutto ciò, ovviamente, dipende dai grandi cambiamenti che ci sono stati nel corso degli ultimi 15 anni. In generale la pallavolo sta bene, molto meglio di quello che si pensa anche perchè troppo spesso si guarda ai fasti del passato e alle delusioni del presente. Sarebe opportuno, invece, guardare questo mondo globalizzato e rendersi conto che la realtà della pallavolo è tutt’altro che sfortunata”.

 

Non è la prima volta che collabori e intervieni nelle iniziative del Csi, come nasce questo rapporto?

“Un incontro casuale, come spesso accade nella mia vita, con il desiderio di capire i possibili scambi. Ho avuto modo di conoscere tante persone e viaggiare parecchio, la ritengo un’opportunità e un luogo ideale dove raccontare qualcosa dello sport senza arrivare a parlare di ‘valori’, termine del quale si abusa spesso. Penso che la gigantesca rete messa in atto dal Csi sia una straordinaria occasione e mi piace il rapporto bidimensionale che si è creato”.

 

Le tue visite in Abruzzo sono frequenti, cosa ti piace della nostra regione?

“Premetto che la regione che amo di più sono le Marche un po’ perchè lì ho chiuso la carriera nel 1998, un po’ perchè ho diversi amici. Quando penso all’Abruzzo, nel mio immaginario è sempre stata la prosecuzione naturale delle Marche: dalle dolci colline marchigiane si arriva alla montagna più vera e selvaggia. Mi sorprende ogni volta la meraviglia dell’Italia”.

 

Zorzi al De AmicisCosa pensi di Alberto Cisolla che si è rimesso in gioco con l’Impavida Sieco Service di Ortona?

“Quando capisci che la carriera sta per volgere a termine, ci sono due strade: c’è chi come smette di giocare e c’è chi scopre che vuole andare avanti. Cisolla a continuato a mettere la sua professionalità al servizio della pallavolo anche in A2. La cosa che ritengo insopportabile è pensare di essere ancora un campione quando l’età anagrafica non lo consente. Alberto non ha fatto questo errore, ha deciso di continuare alla grande nel contesto in cui si sentiva più a suo agio”.

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