Oliviero Pennesi

Oliviero Pennesi: vi racconto il mio oro di Grappling FIGMMA

Il mondo delle arti marziali, la scelta di Oliviero Pennesi classe 1997: una scelta coraggiosa, spinta dalla passione per questa disciplina che, il 13 giugno scorso lo ha portato a vincere l’oro ai Campionati Nazionali di Grappling FIGMMA nella sua categoria (MMA – Mixed Martial Arts).

Un successo importante per lui e il team fondato insieme al suo coach, il BlackMMAmba a Pescara. Sacrifici? Tanti. Soprattutto quando, nel 2019, un brutto infortunio al crociato anteriore, lo costringe a saltare i Mondiali IMMAF-WMMA in Bahrein; ma la sua forte motivazione lo ha fatto tornare in pista e con una medaglia (la più preziosa al collo).

Non potevano non approfondire la conoscenza di questo giovane atleta iridato, e così lo abbiamo contattato e… buona lettura!

Perché hai scelto di praticare arti marziali?

“Avevo 16 anni ed ero spinto dalla voglia di cambiare il mio stile di vita. Nei primi anni di adolescenza facevo fatica a portare avanti qualunque impegno sportivo, infatti ho praticato molti sport tra cui il rugby, primo sport di contatto, ma non ho trovato mai ‘quel qualcosa’ che mi attirasse così tanto da farmi dire ‘ok, oggi voglio andare ad allenarmi’. È stato in quel periodo che sono entrato in palestra. Andavo giusto per scaricare un po’ lo stress, per muovermi e fare qualcosa di diverso dallo stare in giro con gli amici; ma dopo sei mesi ho lasciato e ho passato quasi tutta un’estate a girovagare tra mare e città in cerca di svaghi per divertirmi. Un giorno di agosto incontrai in un bar il mio attuale maestro Massimo Diodati che mi chiese come mai non ero più venuto in palestra. Io risposi semplicemente: ‘È arrivata l’estate!’ (solo ora capisco lo sconforto che può aver avuto nel sentire le mie parole quel giorno). Lui non si dette per vinto e mi convinse ad andare ad allenarmi quella mattina stessa e ricordo come se fosse ieri la frase che pronunciò a fine allenamento: ‘Un combattente lo è tutto l’anno, qualsiasi cosa succeda. Combattere ed essere un artista marziale è uno stile di vita, non solo uno sport’. Questa frase mi rimbombò in testa ogni giorno, così a settembre decisi nuovamente di iscrivermi in palestra e da quel giorno non ho più smesso. Allenarsi, e in seguito combattere, divenne per me una necessità. Ancora oggi ogni giorno vado in palestra ad allenarmi e nei momenti di sconforto, quando ho brutte giornate o periodi, ripenso a quella frase”.

Ci spieghi meglio la tua disciplina MMA?

“Mixed Martial Arts (Arti marziali miste), la parola stessa indica la natura a di questa disciplina. Le arti marziali miste sono nate ufficialmente come sport negli anni 90, anche se in realtà esistono fin dall’antica Grecia dove veniva praticato il precursore: il pancrazio. Si ricercava un confronto tra i migliori atleti di ogni arte marziale per capire quale fosse la disciplina migliore, ma nel tempo si è capito come ognuna aveva dei limiti e oggi non esiste più quest’idea di confronto tra diverse discipline, tant’è che l’MMA è diventato uno sport a sé. Questo è uno sport ibrido, con regole, combinazioni e movimenti che non sono presenti in nessun altro sport. A mio avviso può essere di aiuto, cosa che faccio anch’io, studiare e gareggiare in altre discipline affini, ma bisogna sempre saper selezionare le tecniche che possono essere utilizzate realmente dentro la gabbia, ossia l’area dove si svolge la gara”.

Parlaci anche del Team BlackMMAmba.

“Estate 2015, nasce il Team BlackMMAmba fondato dal maestro (head Coach) Massimo Diodati. Io, insieme ad altri, sono uno dei fondatori della squadra. L’MMA è uno sport individuale, ma il supporto di una squadra, di un team, conferisce sicurezza in sé stesso quando ci si trova dentro la gabbia pe il combattimento. Dopo aver girato diverse strutture, nel 2019 finalmente abbiamo trovato quella che attualmente è la nostra attuale casa, proprio qui nella nostra città di Pescara. In precedente il nostro team già aveva ottenuto ottimi risultati piazzando diversi atleti, me compreso, sul podio nazionale; due anni fa però abbiamo fatto un ulteriore salto di qualità. Io come atleta e Massimo come coach, siamo stati chiamati dalla Nazionale italiana per rappresentarla nei massimi campionati semi-professionistici Europei e Mondiali di MMA. Un altro atleta del nostro team, Redon Dishani, pluricampione italiano, venne selezionato dalla nazionale albanese anche lui per competere ai massimi livelli internazionali”.

Quale la vittoria più sofferta?

“Immaginate di aver disputato già tre match in una sola giornata e di dover combattere ancora una volta per poter accedere alla finale il giorno dopo. Ora immaginate di confrontarvi con tutti i migliori atleti italiani di uno sport che in realtà voi non praticate e che sono a conoscenza di questo particolare, che sono per la maggior parte più alti di voi e vi colpiscano ripetutamente alle gambe senza protezioni. Questo è quello che è successo a me nel campionato italiano di Sanda tenutosi a Bologna nel 2018: quattro match disputati il primo giorno e la finale il giorno successivo. Ricordo che l’ultimo match della giornata, quello che come vi ho detto mi avrebbe dato la possibilità di accedere alla finale, fu uno dei match più complicati da portare a casa. Avversario alto, con un allungo di braccia nettamente superiore al mio. Fino a quel giorno non avevo mai realmente combattuto in una competizione di Sanda. Dopo tre match portati a casa grazie ad un buon pugilato, arrivo all’ ultimo della giornata con la gamba sinistra davvero in pessime condizioni. Colore violaceo per le contusioni provocate dalla quantità di calci. Parte il match e il mio avversario parte subito con dei colpi di gambe, proprio a fare capire che voleva tenere la distanza dai colpi di braccia. Vari scambi, proiezioni e cadute a terra si sono susseguiti nei tre round. Sarà stata la gamba fuori uso, ma già al secondo round le mie gambe non rispondevano più. Per inerzia continuavo a girare intorno a lui cercando degli spazi dove entrare, ma niente. Finalmente l’ultimo round, dopo essere sicuro di essere in vantaggio sul primo e in svantaggio sul secondo, fu quello decisivo. Riuscii ad entrare con un paio di pugni allo stomaco, poi a schivare un calcio e colpire il volto chiudendo la combinazione con una proiezione a terra. Round finito, i cartellini dei giudici vanno a mio favore e finalmente la tanto sperata vittoria che mi porto il giorno successivo a disputare la finale. In realtà quel giorno non diventai campione italiano, ma quel match credo rimarrà sempre nei miei ricordi come il più duro e divertente della mia carriera fin ora”.

Oro ai campionati nazionali di Grappling FIGMMA, quale emozione nel salire sul gradino più alto del podio?

“Emozioni fortissime, quasi non riuscivo a crederci, dopo due anni di stop tra un grave infortunio e la pandemia, sono tornato a gareggiare e già questa è stato qualcosa di indescrivibile. Potersi confrontare con ragazzi al tuo livello, che sono lì per vincere e divertirsi proprio come te, è indescrivibile. Farlo in uno sport in cui non avevo mai gareggiato mi ha messo in condizione di non avere certezze reali. Ho vinto il primo match, poi il secondo, il terzo e infine la finale. Tutto in meno di due ore. Sono rimasto concentrato al massimo sulla strategia, senza mai uscire fuori dal contesto, questo mi ha portato alla vittoria. Ovviamente al mio angolo avevo allenatori e compagni a supportarmi e consigliarmi nel migliore dei modi. Finalmente ricevere quella tanto attesa medaglia mi ha fatto sentire davvero soddisfatto. Abbiamo fatto un buon lavoro di preparazione fisica, tale tecnica e mentale per questo campionato. Non è finita qui, presto ci saranno altri appuntamenti”.

Perché, secondo te, un ragazzo/a dovrebbe praticare arti marziali?

“Secondo me dovrebbe praticare le arti marziali se sente il bisogno di confrontarsi, di imparare una disciplina e di socializzare in un contesto allegro e disciplinato allo stesso tempo. Imparare la tecnica può essere divertente anche se a volte davvero frustrante: non sempre sei adatto per una determinata combinazione, non sempre la apprendi velocemente, quasi mai riesci a metterla nelle corde e utilizzarla in combattimento al primo tentativo. Si passa giorni, mesi e anni a provare e riprovare le stesse combinazioni, quelle di base; ma saranno proprio quelle che, adattate alla tua persona, quando riuscirai a diventarne padrone, ti faranno sentire soddisfatto di tutti i sacrifici che hai fatto e stai ancora facendo, perché la tenacia e la determinazione con cui lo pratichi ti permettono di credere in te stesso e di crescere”.

Sogni nel cassetto?

“Il mio sogno nel cassetto rimarrà sempre il massimo campionato mondiale l’UFC. Sono un sognatore, lo so. Sono ancora lontano dal traguardo, ma ogni giorno che passa le possibilità si avvicinano sempre di più. Molti mi sostengono, molti fanno solo finta. Io cercherò sempre di dare il massimo per divertirmi, perché lo sport è divertimento, a qualsiasi età. Un giorno un professore, per spiegarmi quando avevo deciso di lasciare l’università dopo un esame andato male, mi disse: ‘L’esame non è andato come ti aspettavi, ma tu a quanto puntavi?’ e io risposi ‘Mi bastava un 18 almeno per passarlo’, lui: ‘Beh, allora ci sei andato vicino: ti ho messo 17’. In seguito mi spiegò che se sei sicuro di aver studiato da 30e lode e non lo prendi, ci sarai andato vicino e avrai fatto un ottimo risultato. Questo comportamento lo applico tutt’ora nello studio, nello sport, ma anche nella vita. Se ti alleni come un campione del mondo, forse non lo sarai mai, ma di sicuro ti sarai distinto dalla massa”.

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