“Ho iniziato per caso. Praticavo pallavolo, ma non mi piaceva molto. Ho lasciato dopo poco. Un giorno mia madre mi ha proposto di provare la scherma dato che la palestra era anche vicino casa nostra. E di lì è stato amore!”.
Sciabola, fioretto, spada: l’Italia della scherma non delude mai. Qual è il segreto?
“Tanto lavoro e una lunga tradizione. L’Italia è sempre stata tra le nazioni top di questo sport. È basata su un ottimo sistema, che funziona a 360 gradi”.
La vittoria alla quale sei più legata?
“Attualmente Baltimora, la mia prima vittoria individuale in Coppa del Mondo. La stagione non era iniziata come volevo e, nonostante il lavoro e l’impegno, non stavo ottenendo i risultati che volevo. Questa vittoria ha ripagato tutto il lavoro svolto. Tuttavia, non posso non dimenticare la mia prima vittoria di categoria di Roma (nel 2016), grazie a cui sono riuscita a riemergere da una situazione critica: stavo per uscire ai gironi, e invece poi ho conquistato la vittoria”.
La sconfitta che ancora riesci a digerire?
“Direi che tutte le sconfitte non sono proprio digeribili al 100%, ma da una parte è meglio, perché sono proprio queste a darti la spinta per lavorare ancora più forte. Quest’anno mi ha segnato la sconfitta individuale al mondiale, perché l’avevo preparato al massimo e avevo voglia di lasciare il segno. Probabilmente, la troppa aspettativa mi ha giocato un brutto scherzo”.
La scherma forse è uno dei pochi sport in cui uomini e donne sono alla pari, senza discriminazioni. Perchè secondo te?
“Credo che essendo uno sport ‘minore’, ci sia la tendenza a stringersi il più possibile e tutto il sistema diventa più compatto per creare una forza unica. Questo è davvero un lato positivo del nostro sport”.
Prossimi impegni?
“A marzo sarò impegnata su tre fronti: dal 9 all’11 mi attende la Seconda Prova Nazionale a Caorle; nel weekend successivo c’è la Coppa del mondo ad Atene, mentre l’ultimo fine settimana di marzo volerò a Seoul per il Grand Prix FIE”.
Cosa vuole fare da grande Martina?
“Provare a conquistare il massimo a cui un atleta può ambire: la medaglia olimpica! Da ‘più grande’ (ride, ndr) vorrei aprire un centro per atleti professionisti, che garantisca la presenza di uno staff di preparatori, nutrizionisti, fisioterapisti, psicologi e tutto ciò che è ‘dettaglio’ organizzato e al top per raggiungere i propri obiettivi. Inserendoci anche una palestra di scherma con sala attrezzi”.
(Foto Bizzi)