Tiro libero

“Tiro libero”: ciack e penna tra sport e disabilità

Tiro libero al cinema e nelle librerie. Una nuova sfida editoriale-cinematografica nel segno dello sport (basket, per la precisione) di Jonathan Arpetti (scrittore) e Simone Riccioni (attore).

Al cinema e in libreria: una doppia uscita in contemporanea insolita che ci ha incuriosito e di cui abbiamo deciso di parlare attraverso due voci: ecco a voi Jonathan e Simone.

Simone, come nasce Tiro libero?

“Durante un viaggio in auto verso Roma dalla mia Macerata. L’idea è mia e dopo averla condivisa con Jonathan Arpetti siamo partiti convinti di farne un romanzo ma ben presto ci siamo accorti che era una storia perfetta anche per il cinema. Così abbiamo camminato su binari paralleli, affidando la sceneggiatura a Valentina Capecci mentre noi abbiamo proseguito a scrivere il libro uscito per Sperling & Kupfer”.

Jonathan, raccontiamo la trama.

“Il protagonista è Dario, un 25enne campione di basket che ha tutto dalla vita. Il successo, le donne, una famiglia ricca che lo protegge: lui pensa solo a giocare e sballarsi, sicuro di diventare un numero uno. Ma a un certo punto il destino lo porta a scontrarsi con una tragica realtà: una malattia invalidante. Durante un’importante partita di campionato, cade a terra e dopo una serie di esami gli viene diagnosticata la distrofia muscolare”.

Lo sport che incontra la malattia. Come siete riusciti a raccontare a parole e in un film un messaggio così?

Tiro Libero è una storia e un film drammatico, che in qualche scena ruba un sorriso allo spettatore, ma che di fondo vuole porre l’attenzione sulla disabilità, nello specifico una squadra di basket in carrozzina e su quanto, noi in primis, siamo fortunati a non dover lottare contro qualcosa più grande di noi. Per quanto riguarda la tua domanda… noi non abbiamo delle ricette particolari, abbiamo solo cercato di tirare fuori quello che ci veniva dal cuore cercando di non cadere nel cosiddetto ‘buonismo di facciata’”.

Il momento più difficile Simone?

“Per girare alcune scene della pellicola, sono stati scelti i ragazzi del Giulianova Amicacci squadra del campionato giovanile di basket in carrozzina. Per esigenze di copione mi sono dovuto sedere anche io in sedia a rotelle… è stata durissima per me. Ho visto come, dopo ogni scontro, questi giovani riuscissero a rialzarsi, a lottare. È una filosofia di vita. Dovremmo adottarla tutti”.

Quello più “semplice” per te Jonathan?

“Scrivere il libro… è sicuramente meno stressante di girare un film”.

Cosa volete trasmettere con Tiro libero?

“Beh, in poche parole, questa vuole essere una storia d’amore, di pace e di buoni sentimenti”.

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