Donne e motori, tralasciando i tanti luoghi comuni che da sempre caratterizzano questo binomio, va detto che effettivamente i due universi, almeno a livello sportivo, non sono mai andati troppo d’accordo.
C’è chi parla di genetica; i millenni in cui l’uomo era preposto alla caccia mentre la donna rimaneva a presidiare le caverne avrebbero favorito nell’uno lo sviluppo della vista di profondità e delle capacità spaziali, essenziali nella guida ad alta velocità, e nelle altre la vista periferica e un certo imbarazzo a livello spaziale, e chi invece ritiene che le donne non si siano mai affermate solo per fattori ambientali, leggi un certo maschilismo che da sempre permea l’ambiente delle corse automobilistiche.
Certe sono due cose: l’automobilismo è uno dei pochi sport che pone a diretto confronto uomini e donne, e che a livello pubblicitario una donna che sbaragliasse i colleghi maschi avrebbe un impatto mediatico devastante.
Questo ci induce ad alcune riflessioni: intanto, ci pensate se il tennis o il calcio non prevedessero la divisione per genere?
Più volte si è tentato nel tennis e i risultati sono sempre stati piuttosto sconfortanti: la numero uno del mondo femminile veniva facilmente sbaragliata anche da un over 400 del tennis maschile.
In secondo luogo, l’ambiente sarebbe tutt’altro che ostile a una donna campionessa, con tutti i guadagni e la popolarità che ne deriverebbero; e se, per ora, non è mai successo, qualche motivo ci sarà.
Eppure le eccezioni, seppur davvero poche, non mancano, e sono piuttosto valide, vi proponiamo una breve top 5 delle migliori pilotesse, più qualche menzione d’onore.
5. Jutta Kleinschmidt
Sicuramente poco nota ai più, Jutta, ex pilota tedesca, fa parte di diritto della nostra top five. È infatti una delle tre donne capaci di aggiudicarsi una gara mista a livello mondiale; le altre due le scopriremo più avanti. La Kleinschmidt, infatti, dopo aver iniziato a competere nei grandi raid africani con le moto, è passata alle quattro ruote, riuscendo nella storica impresa di aggiudicarsi il Rally Dakar nel 2001, dopo un terzo posto nel 1999 e tornando sul podio, seconda, nel 2002.
4. Maria Teresa de Filippis
Menzione di diritto anche per la pilota napoletana, che riuscì a qualificarsi per tre gran premi di formula 1, unica donna a realizzare l’impresa con Lella Lombardi, tra il 1958 e il 59, gareggiando per la Maserati e per la Behra-Porsche. Proprio la morte dell’amico Jean Behra nel ’59 la convinse ad appendere casco e guanti al chiodo. La sua impresa è ancora più meritoria se rapportata all’epoca, quando le donne erano davvero lontane dal mondo dei motori. La de Filippis è scomparsa lo scorso anno a 90 anni.
3. Lella Lombardi
La piemontese è l’unica donna ad aver preso parte con continuità al mondiale di formula1; tra il 1974 e il 1975 prese parte a 12 gran premi correndo per la March, la RAM e per una Williams allora agli inizi. Ed è l’unica donna ad essere riuscita, in modo invero rocambolesco, a entrare in zona punti. Fu nel Gran Premio di Spagna del 1975, quando la gara fu interrotta per il tragico incidente in cui Stommelen uscì di strada causando la morte di diversi spettatori, mentre Lella si trovava al sesto posto. I punteggi furono dimezzati e la piemontese portò a casa un misero, quanto storico, mezzo punto.
2. Danica Patrick
La 35enne del Wisconsin, prima di passare con scarso successo alla Nascar e ai servizi fotografici sexy, gareggiò per ben sette stagioni nell’Indycar, categoria regina americana, assimilabile alla formula 1, facendo la sua bella figura e riuscendo, nel 2008, nella storica impresa di vincere la gara del Giappone, sull’ovale di Motegi. È lei la seconda donna vincente della storia. Vanta anche un quinto e un sesto posto nella classifica finale.
1. Michele Mouton
È lei la regina della nostra classifica, la pilota di rally che all’inizio degli anni ’80 era un osso duro per i fuoriclasse della categoria, da Rohrl a Alen, da Vatanen a Blomquist, e che nel 1982, con l’Audi ufficiale, perse il mondiale per uno sfortunato ritiro al Rally della Costa D’Avorio, vincendo ben tre gare in un anno. Coadiuvata dall’italiana Fabrizia Pons, vinse in tutto quattro gare, collezionando ben nove podi. Rimane a tutt’oggi la più titolata pilota donna a livello mondiale.
Ed eccoci alle menzioni speciali. Iniziamo intanto con le altre donne da Formula 1; l’inglese Divina Galica, ex olimpionica di sci, tentò la carta della formula 1 tra il 1976 e il 1978 in tre gare con Surtees e Hesketh senza riuscire a qualificarsi. La sudafricana Desirè Wilson nel 1980 tenta, con una Williams privata, la qualificazione nel Gran Premio di Gran Bretagna senza riuscirvi. L’anno dopo parteciperà, con una Tyrrell, al Gran Premio del Sud Africa, partendo sedicesima; la gara, tuttavia, non è valida per il mondiale, mentre l’anno prima a Brands Hatch, la Wilson vinse la gara di formula Aurora. La serie si correva con vecchie formula 1 dismesse e la Wilson rimane tuttora l’unica donna ad aver vinto una gara corsa con delle formula 1.
Citiamo ancora le ultime presenze femminili in formula 1 con la nostra Giovanna Amati nel 1992 con l’ormai in disarmo Brabham, tre tentativi rimanendo lontanissima dalla qualificazione, con Susie Stoddart che, prima di impalmare il potente dirigente Mercedes Toto Wolff, si divideva tra servizi sexy e pista, con qualche puntata in formula 1 come collaudatrice Williams tra il 2014 e il 2015.
Più triste la storia di Maria de Villota, figlia d’arte dell’ex formula 1 Emilio, giunta alla Marussia come terzo pilota, perse un occhio in un tremendo incidente durante alcuni test, prima di morire per un malore nel 2013, forse legato alle conseguenze dell’incidente dell’anno prima.
Ancora una menzione per Simona de Silvestro, che sfiorò il successo in Indycar, Ellen Lohr, capace di vincere una gara del DTM negli anni ’90, per Tamara Vidali, eccellente pilota turismo nello stesso periodo e per Michela Cerruti, forse la più forte italiana attuale.
Aspettando la prima donna che sarà capace di conquistare un titolo mondiale…
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