Giammarco Menga Gerusalemme

Giammarco Menga: “Gerusalemme, esperienza unica”

Lavorare è conoscere, apprendere. Lavorare è vivere esperienze uniche che mai avremmo immaginato di vivere. Se poi uniamo la fortuna di fare il lavoro dei sogni, cosa dire di più?

Dopo l’intervista che ci ha rilasciato sul suo primo libro dedicato a Gabriele d’Annunzio, torniamo a parlare con Giammarco Menga, giornalista sportivo di Mediaset, che ci racconta i suoi 5 giorni a Gerusalemme per seguire la VIII edizione della Maratona di Gerusalemme. Una chiacchierata dal sapore emozionante che vi consiglio di leggere.

Quali motivi ti hanno portato a Gerusalemme?

“Sono stato mandato in terra di Israele dall’emittente per cui lavoro, Mediaste, per seguire la VIII edizione della Maratona di Gerusalemme considerata, per motivi storici e culturali, una delle più prestigiose. Una kermesse sportiva alla quale ogni anno partecipano personaggi sportivi e non e, questa edizione, ha visto la partecipazione di Alessandro Costacurta (ex difensore di Milan e Nazionale), Marina Graziani (ex velina di Striscia la notizia) e Giorgio Calcaterra (maratoneta del 100 km). Siamo stati ospiti del Ministero competente per 5 giorni e, nel corso del soggiorno, abbiamo avuto modo di visitare la parte storica della città e Tel Aviv nei giorni successivi la maratona”.

Che emozioni ti hanno trasmesso quei 5 giorni a Gerusalemme?

“E’ molto difficile spiegare; ti dico solo che sono pronto a rifare l’esperienza e non escludo di tornare in quelle terre da turista. Inoltre ti dico un’altra cosa: dall’interno, quei posti, vengono presentati a livello mediatico in modo esasperato nel senso che la realtà è molto più tranquilla di quello che si vede in Tv. Certo, ero preoccupato e la tensione si sente ma esserci e vedere la realtà con i tuoi occhi è l’unica cosa che premia. Ho per esempio potuto notare un servizio di sicurezza imponente, al massimo livello; certo è che per noi tutto ciò che vediamo dalle televisioni, per loro è ‘normalità’ visto che è la realtà con cui convivono da secoli. Questo è stato l’aspetto pi scioccante che mi fa ora percepire le cose in modo diverso”.

Umanamente e professionalmente, che esperienza è stata?

“Difficile distinguere. Certo è che a livello giornalistico ha rappresentato un mettermi in gioco ed è stata la prima volta che mi allontanavo per lavoro così tanto ed è stata la prima volta in generale che uscivo dai confini europei. Quindi un mix che mi ha profondamente coinvolto a livello emotivo a cui sommo il veder 30mila persone partecipare alla Maratona, vederle correre lunghe quelle strade che racchiudono 3000 anni di storia ha rappresentato uno straordinario momento che non dimenticherò mai. Approfitto per ringraziare l’azienda che mi ha dato questo bellissima opportunità dimostrandomi fiducia”.

Lo sport a Gerusalemme, cosa ti ha colpito di questo rapporto?

“Sinceramente non ho avuto modo di approfondire l’argomento. Se vuoi ti parlo della Maratona; ecco lì ho notato un’organizzazione adeguata e un ottimo servizio di sicurezza e nessuna contestazione clamorosa. Sicuramente torno più sereno rispetto all’arrivo; credevo di viverla con più ansia che, al contrario, si sono sciolte appena arrivo. Anzi, ti dico di più: da italiani siamo più apprezzati, l’ho notato andando in giro tra i quartieri di diverse religioni che puoi attraversare senza ostacoli e problemi”.

 

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