Oggi parliamo di uno degli sport più amati al mondo. No, no, stavolta niente calcio! Si parla di basket. E lo facciamo con un collega, che ringrazio per la sua partecipazione, appassionato dell’argomento: Dario Ronzulli.
Buona lettura!
Il 15 dicembre 1891 James Naismith, professore di ginnastica canadese, trovò la soluzione dell’enigma a cui lavorava da diverse settimane. A lui, docente alla YMCA di Springfield nel Massachusetts, il suo superiore Luther Gulick si rivolse affinché gli studenti si tenessero in allenamento senza farsi troppo male nei mesi invernali quando baseball e football non erano praticabili.
Ispirandosi ad un gioco conosciuto da bambino, il Duck-on-a-Rock, ed altri sport già esistenti, Naismith alla fine arrivò ad enunciare, il 15 dicembre 1891, i cinque principi cardini del new game:
- il gioco è praticato con un pallone rotondo, che può essere toccato soltanto con le mani;
- non è permesso camminare tenendo fra le mani il pallone;
- i giocatori possono posizionarsi in qualsiasi posizione vogliano nel corso del gioco;
- non è consentito alcun contatto fisico tra i giocatori (unico principio non più in uso);
- il canestro è posizionato orizzontalmente ed in alto.
Sei giorni dopo, il 21 dicembre, il prof scrisse le 13 regole che divennero la base della nuova attività degli studenti. Mancava solo un nome.
“Naismithball!” propose Frank Mahan, il primo degli studenti di Naismith ad entrare nella palestra dove era stato allestito il campo per la prima partita di sempre.
“Mai nella vita!” rispose il prof.
“Mh… vediamo… c’è una palla… ci sono dei cesti (basket)… chiamiamolo basket ball” ribatté Mahan che così, nel giro di un attimo, si prese il suo posto eterno nella Storia. I 18 studenti di Naismith disputarono la prima sfida a quel nuovo gioco che terminò 1-0 grazie al canestro di William Richmond Chase: ilFirst Team aveva così dato il via ad una straordinaria avventura.
125 anni dopo il gioco inventato dall’occhialuto docente canadese è uno degli sport più praticati e seguiti al mondo. E seppur con le ovvie modifiche dettate dall’evoluzione della specie umana, della tattica, della tecnologia, in sintesi dal passar del tempo, il basket resta fedele al suo spirito natio. Naismith creò un gioco che certamente aveva una componente corporea – legata però molto di più alla coordinazione che all’altezza – ma soprattutto aveva una predominanza cerebrale. Bisognava essere molto intelligenti e furbi per muoversi sul campo ristretto, per smarcarsi, per difendere senza esagerare nel contatto fisico, per controllare lo spazio in orizzontale e in verticale: e non c’era ancora la necessità del controllo del tempo come oggi… Tutte queste qualità continuano ad essere imprescindibili per chi vuole fare questo sport a qualunque livello.
Non so se il basket sia lo sport più bello del mondo: non mi piace fare classifiche del genere perché non ci sono elementi oggettivi da poter mettere sul piatto. Di certo, però, è uno sport che non smette mai di stupire, di emozionare, di coinvolgere, di evolversi.
Uno sport nato dalla mente geniale di un singolo uomo e non da trasformazioni via via sempre più raffinate nel corso dei secoli da parte di più soggetti.
Uno sport che permette sempre nuove strutturazioni, anche sociali oltre che ludiche: prendete il Baskin che, copio/incollo dal sito ufficiale, “permette la partecipazione attiva di giocatori con qualsiasi tipo di disabilità (fisica e/o mentale) che consenta il tiro in un canestro”.
Uno sport che di invecchiare in malo modo rimanendo uguale a sé stesso non ne vuole proprio sapere.
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