Volere, fortemente volere. Ci piace definirla così la storia di Roberta Ranalli, una donna che ha attraversato la sua vita con un filo conduttore: la danza. Più volte nel corso degli anni ha dovuto lasciarla da parte ma il destino l’ha fatta sempre tornare sulle piste da ballo o nella sala di una palestra. Volere, fortissimamente volere…ballare.
Come nasce la passione per la danza?
“Ho iniziato nel mio paese da bambina, quando venne un’insegnante di danza classica e, dato che volevo intraprendere quel percorso, mi iscrissi subito. Da lì seguì il trasferimento a Roma, in una realtà più grande, poi i corsi professionali di danza classica con Marcelo Tinelli insegnante al Teatro dell’Opera e titolare di una scuola. Un percorso durato fino a 17 anni, età in cui partecipai a diversi spettacoli con una compagnia francese eseguendo pezzi di repertorio come Lo Schiacchianoci e Il lago dei cigni. I 17 anni sono stati un primo spartiacque: ho dovuto infatti lasciare tutto perché i miei non avevano le possibilità economiche di farmi continuare. Al compimento della maggiore età infatti sarei stata inserita nel corpo di ballo e ciò significava stare sempre in tournèe e la mia famiglia non riusciva a pagare le spese. È un momento al quale ripenso con qualche rimpianto… Come ho ricominciato? Nell’88 con la persona che sarebbe diventata mio marito. Il quel periodo decidemmo di iscriverci a una scuola di ballo per imparare un tango e un valzer da ballare alle nostre nozze; da lì in me si è riaccesa la passione che ha coinvolto anche lui ed è stato davvero bello. Per più di 20 anni abbiamo ballato gli Standard diventando Competitori e partecipando a gare nazionali e internazionali che ci hanno portato a conoscere i più grandi ballerini del mondo”.
Quale gara ritieni la più bella della tua carriera?
“L’Open internazionale di Cervia, quasi 20 anni fa perché su 126 coppie arrivammo al 12^ posto. Un evento unico, magico, al quali partecipammo tempo dopo con nostra figlia Eleonora che aveva un anno. In quel periodo poi eravamo anche iscritti all’Ufficio di collocamento sezione ballerini e spesso venivamo chiamati per film o spettacoli televisivi”.
A tal proposito, avete partecipato alla puntata di Carramba che sorpresa, il grande show di Raffaella Carrà, con ospite Alain Delon.
“Sì, anche il quel caso fu il Collocamento che ci chiamò per interpretare il Gattopardo, bellissimo valzer dell’Ottocento. È stata una bella emozione anche perché Delon è un uomo dal fascino ed eleganza unici”.
A 40 anni inizia la tua seconda vita.
“Sì, l’arrivo di Eleonora cambiò le nostre priorità; lei poi era gelosissima, non voleva che ballassimo mi ricordo che si attaccava alle mie gambe e non mi mollava più! Quando è cresciuta ho deciso di rimettermi di nuovo in gioco e sono tornata a studiare danza classica, moderna e contemporanea. Ho smesso di insegnare ballo di coppia e mi sono buttata su quelli individuali, passando dai balli di gruppo e coreografici per signore a balli di video-dance, i balli si animazione per bambine sono diventate coreografie di danza moderna”.
Eleonora tua figlia, ora è adolescente. Ti rivedi in lei?
“Sì per ciò che riguarda l’eleganza e la passione. Ma lei è più brava perché ha avuto più possibilità: mi seguiva sempre da piccola; inoltra ha un talento unico che spero metta a frutto nella sua vita”.
Domanda tecnica: è vero che la danza classica è alla base di tutto?
“Assolutamente sì. La formazione del corpo, l’eleganza e la tecnica vengono tutte dalla classica. La sua parola d’ordine è disciplina: la rotazione di una gamba, la spaccata, la postura, il collo del piede sono tutte figlie di corsi e lezioni di danza di danza classica. Così si avrà accesso a tutte le discipline di danza mentre la contemporanea ha basi differenti: la classica ti imposta, la contemporanea vuole un corpo libero, viaggiante ed ha una preparazione fisica molto dura. Che ha fatto o fa danza classica, vive di rendita e anch’io, nel mio piccolo, alle ragazze fornisco gli elementi base. Mi sento fortunata di aver iniziato così e di averla praticata per 10 anni; se potessi tornare indietro fare la classica a vita. Eleonora ha vinto una borsa di studio che, inizialmente cono voleva utilizzare, poi per fortuna ha cambiato idea e ora ama la danza classica perché ne ha capito l’importanza anche nel semplice alzare le braccia o stare sulle punte”.
Dalle piste da ballo a insegnante, che passaggio è stato?
“È stata una scelta di vita e compatibilità. Dipende da ciò che sai trasmettere e comunicare; ci sono bravissimi ballerini ma non bravi maestri e viceversa come chi sa fare benissimo entrambi. Io riconosco le mie capacità e i miei limiti nel senso che, se tra le mie ragazze vedo un talento che può emergere, la lascio andare dove può sviluppare al meglio le sue potenzialità”.
Articoli simili: Barbara Coroliano