Nico Rosberg

La scelta di Rosberg secondo il coach Max Cilli

Perché un campione, all’apice della sua carriera decide di mollare tutto?

Perché la vittoria di un Campionato mondiale non dà motivazioni per continuare ancora?

Domande che ci siamo poste anche noi pensando alla scelta fatta da Nico Rosberg, Campione del mondo di Formula 1, di ritirarsi proprio a seguito della vittoria.

Per avere alcune risposte, abbiamo voluto chiedere un parere al nostro coach Massimiliano Cilli.

Nico Rosberg lascia la Formula 1 appena dopo aver vinto il mondiale. Lascia la migliore squadra, la migliore monoposto e uno stipendio milionario. E’ salito sull’olimpo degli Dei strapagati, ed avendo solo 31 anni, possiamo dire che si trova nel pieno della sua capacità agonistica. Aggiungiamo pure che gli sportivi si nutrono di vittorie, e questo complica ulteriormente “l’enigma” del perché della sua scelta.

In molti hanno pensato e pensano che sia un folle, oppure che probabilmente ha battuto la testa e non sa quel che fa. Potrebbero essere vere tutte e due le ipotesi se non ci sforziamo di superare l’apparenza e ci limitiamo a leggere quello che ci riporta la stampa di settore.
Ma se cambiamo prospettiva, e come è giusto che sia, riportiamo l’uomo al centro e non il campione strapagato, possiamo accorgerci che Rosberg è più sano di quanto si possa immaginare. Lui ha dichiarato che è stato molto bello vincere il mondiale, ma che è un’esperienza che non ha la necessità di ripetere.

Guardandola con gli occhi di un coach, viene fuori l’uomo che nutriva un sogno ed ha poi trasformato in un obiettivo inseguito per 25 anni e finalmente conseguito. Questo fa di lui un eroe che ha superato tante difficoltà per conseguire la sua meta, ma una volta raggiunta, guarda altrove. Guarda verso nuove sfide. Magari vuole pensare solo alla sua famiglia o forse cambierà sport o magari aprirà un ristorante piuttosto che mettere in piedi una squadra corse; di certo lui ha scelto consapevolmente, e in linea con i suoi valori, di abbandonare il circus della F1 e occuparsi di altro, proprio quando tutti si aspettavano un suo rilancio.

E’ nella natura umana applicarsi profondamente in qualcosa che ci appassiona al fine di poter raggiungere il massimo in quell’ambito, e la forza per superare le difficoltà, la si trova nel beneficio del raggiungimento del risultato. Ma una volta che l’hai conseguito, perdi l’interesse. Quella motivazione che ardeva dentro, legata al bisogno di raggiungere un predeterminato obiettivo, svanisce al suo conseguimento. In questo caso, oltre aver vinto il mondiale di Formula 1 non si va, potresti vincere il secondo, ma lo faresti per altro e non per quella sana spinta che avevi e che ti rendeva felice proprio perché esercitavi le tue potenzialità in funzione di un obiettivo sfidante.

L’essere umano ha nella sua indole la caratteristica di nutrirsi di sfide, di traguardi da raggiungere, di obiettivi da conseguire, e la felicità la trova proprio nel percorso che compie, in virtù del fatto che sta facendo quello che gli piace fare. Se così non fosse forse ci saremmo già estinti. Per questo motivo molti campioni, all’apice della loro carriera, in virtù dell’aver raggiunto il proprio obiettivo, cambiano sport o vita in cerca di nuove sfide. Rosberg è stato coerente ai suoi valori e non ha quindi barattato le sue scelte personali per continuare a fare si uno sport che gli piace, ma che non è più tra le sue priorità. Se fosse rimasto lo avrebbe fatto per soldi e fama, ma questo avrebbe macchiato la sua onta di cavaliere gentile che ha vinto per amore autentico verso lo sport considerato come passione della vita e non come mestiere per la vita.

Chapeau a Rosberg, campione due volte.

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