I social network molte volte danno modo di “incontrare” persone e professioni che, per i tempi che corrono, sono diventate uniche se non rare. Postcalcium, nel suo girovagare social, è entrato in contatto con Cut, un artigiano milanese il quale sta reinterpretando il calcio balilla con il legno.
“Ho scelto Cut perché nella mia vita ho sempre tagliato qualcosa” ci spiega così il significato del suo alter ego Carlo Cazzaniga
Chi è Cut, alias Carlo Cazzaniga?
“Sono un artigiano che ha fatto i conti con le situazioni di mercato ed economiche che si sono generate negli ultimi anni e ha deciso di fare ciò che sempre voluto: il grafico. Ho deciso di rimettermi in gioco e abbracciare l’idea delle espressioni artistiche. Ho lavorato vetro e metallo per una vita, poi due anni fa scelsi di lavorare il prodotto più tradizionale e vivo: il legno. Dopo 30 anni di esperienza alle spalle, ora provo a mettere a nudo il mondo della grafica, il mio sogno. Da ragazzo ho fatto questi studi e per arrotondare ho lavorato presso studi grafici; era arrivato il momento di tornare al primo amore”.
Da dove nasce la passione per l’artigianato?
“Papà era vetraio e in casa si respirava aria di artigianato. Avrei amato studiare Scienze umanistiche ma la vita a volte ti obbliga a fare delle scelte. Ho cominciato due anni fa e da quel momento ho guardato sempre avanti per migliorare sempre di più. Il lavoro dell’artigiano è manuale perché porta le mani a lavorare da sole ma è anche mentale perché la testa pensa ad altro, è già proiettata a cosa fare e come farla. Per fare un esempio, ho iniziato con il monocolore di baffi, barba e capelli per passare oggi ai colori. Ho deciso altresì di uscire fuori dalla mia bottega per interagire e incontrare personaggi e gallerie”.

Il calcio balilla tra le sue ultime opere. E’ la prima volta che si cimenta nello sport?
“Sì, è la mia prima volta. Anche se ero molto scettico perché io non credo più nel calcio come prima. Comunque, ho iniziato reinterpretando i giocatori del subbuteo poi, a un certo punto mi sono trovato davanti a un impasse… La soluzione è arrivata con il calcio balilla. I soggetti sono calciatori esistiti e che si sono contraddistinti per tre ragione fondamentali: correttezza sportiva, generosità in campo e fedeltà alla maglia. L’ho fatto in modo spiritoso ponendo l’accento sui loro vezzi e su ciò che li contraddistingueva”.
Ha una squadra del cuore?
“Tiepido tifoso interista. Dico così perché purtroppo non mi riconosco più nel gioco del pallone. Motivi? Tre: non posso vedere la partita con persone che, per motivi di merchandising, indossano maglie dai colori improponibili; per giocatori inseriti nella rosa e fatti scendere in campo solo tre o quattro volte e, infine, per il fiume di parole che si sprecano ogni giorno. Per me il calcio è un gioco semplice che non richiede tanto: una strada, un pallone e due borse a fare da pali. La traversa? La inventi”.
Abrazo futbolero è un progetto che sfocerà anche in una mostra. Ce ne vuole parlare?
“In realtà è ancora tutto un desiderio… Non mi sento di dire nulla perché ci sono tante variabili da valutare. Posso parlare del progetto e dire che ad oggi ho due formazioni da 11 con eccellenze assolute e 12 tavole di giocatori singoli fronte/retro”.
Guardando al futuro, quale altro sport vorrebbe far entrare nel suo portfolio e perché?
“Sto pensando al ciclismo perché per natura è faticoso, semplice nel suo modo di essere e individuale. Ho sempre visto una vena poetica nel ciclismo. I miei riferimenti? Bugno su tutti”.
Abrazo Futbolero
Cut con tale progetto ha “abbracciato” il manifesto di un collettivo artistico reinterpretando alcune figure iconiche del calcio senza discriminare epoche e divise. Rappresenta i suoi soggetti uniti da un’ipotetica asta da calciobalilla, proprio per simulare l’abbraccio. I singoli soggetti e formazioni vengono scelti da Cut sulla base di 5 requisiti principali: la correttezza sportiva, il gioco innovatore, il guizzo virtuoso, la generosità atletica e la fedeltà alla maglia.
Abrazo Futbolero è anche il titolo di un progetto più ampio che coinvolge un collettivo di artisti. Il suo manifesto sottolinea un sano desiderio di recuperare e divulgare una visione romantica del calcio: quella del gioco come pura espressione sportiva, come momento di incontro e solidarietà fra i popoli, come confronto di scuole e stili differenti.
Capita allora che degli artisti dalle diverse caratteristiche espressive, trovino il loro ideale estetico attraverso un lavoro eterogeneo ma condiviso in unità di intenti. Cut lo ha trovato nel legno.
Ringrazio Francesca Di Giuseppe per questa dedica.
Ho scambiato poche parole ma credo di averne intuito lo spirito genuino che la caratterizza.
Non rinnegherò mai il mio passato, ma sento ogni giorno di diventare sempre più artista e sempre meno artigiano.
L’intenzione è quella di preseguire il mio percorso senza freni.
Perchè fuori, c’è tutto un mondo che vorrei poter rappresentare con il lavoro delle mie mani.
La mia arte è qualcosa di approcciabile, la mia “bottega” è aperta, il confronto tra committente e artista si basa sul rapporto personale.
L’invito dunque è aperto a chiunque voglia fregiarsene.
CUT
Grazie a te per la disponibilità,
Felice di averti conosciuto di persona!
Fai un mestiere bellissimo e ti auguro di continuare così!