Campo Zanni Pescara

Mattia Di Pasquale: “Vi spiego la preparazione atletica”

Serie B conquistata: la Pescara Calcio Femminile disputerà la prossima stagione nel campionato cadetto e punta in alto. Ma da dive nasce questo successo? Chi c’è fuori dal rettangolo di gioco? Chi ha guidato le ragazze verso questo traguardo?

Noi abbiamo parlato con uno dei protagonisti del “dietro le quinte”: Mattia Di Pasquale, 25 anni (da compiere), preparatore atletico.

Mattia, iniziamo con domanda semplice: cosa fa il preparatore atletico?

“Il lavoro consiste nel preparare atleticamente le calciatrici/tori nel miglior modo possibile attraverso esercizi, nel corso della settimana, il più simili possibile alla partita che ci sarà la domenica. E’ quindi necessario avere un programma collegato al calendario delle gare: se si prevede una partita semplice, i carichi di lavoro settimanali saranno più faticosi; se al contrario il match si prospetta duro, ci saranno allenamenti meno intensi. Il grosso del lavoro va comunque fatto durante la preparazione estiva con un richiamo durante la sosta natalizia e un altro, più leggero, durante le vacanze di Pasqua, il tutto sempre in base al calendario e agli impegni della squadra”.

Quali studi bisogna intraprendere per diventare preparatore atletico?

“Serve il ‘pezzo di carta’ cioè la laurea in Scienze Motorie o Medicina indirizzo Medicina dello sport oppure il diploma ex Isef. Ma questo non basta, serve esperienza sul campo. Personalmente ho avuto la fortuna di partecipare a un convegno con Camplone, lo scorso anno allenatore del Perugia. Non dimenticherò mai quando ci disse: ‘Non pensate di andare a Coverciano, fare il corso, ed essere preparatori’”.Mattia Di Pasquale

Predatore atletico di calciatrici: punti di forza e debolezze?

“Per me è la prima esperienza nel calcio femminile, ho sempre lavorato con società di calcio maschili. Premesso ciò, la prima difficoltà è stata nel distribuire i carichi di lavoro negli allenamenti perché le ragazze non erano abituate a lavorare in un certo modo. Il loro punto di forza è l’impegno profuso nel corso dell’anno. Non dobbiamo dimenticare che sono ragazze che fanno grandi sacrifici per giocare, alcune vengono da Sulmona, L’Aquila e addirittura Isernia. Impegno, voglia di imparare e allenarsi: questa è la Pescara calcio femminile”.

Com’è arrivato al club biancazzurro?

“Tramite mister Roberto Di Persio il quale mi ha allenato lo scorso anno all’Ursus. A giugno 2015con Ernesto Pinciotti (allenatore in seconda) e mio ex compagno di squadra, abbiamo deciso di intraprendere questa avventura grazie anche alla conoscenza del preparatore dei portieri Marco La Sorda”.

Il calcio femminile italiano, dal tuo punto di vista, cosa meriterebbe?

“Più pubblicità perché rispetto ad altri paesi europei siamo indietro. Un esempio? In Europa il calcio femminile è professionistico mentre qui da noi è ancora considerato uno sport dilettantistico con poche risorse. Noi, come Pescara calcio femminile, dobbiamo tutto al presidente Delle Vedove, al direttore Primi, all’addetta stampa Gargano e al dirigente Astolfi presente tutto l’anno”.

Un sogno professionale e uno personale?

“Vista la giovane età, le due cose coincidono: voglio andare avanti e arrivare il più lontano possibile. Realizzarmi nel lavoro è la mia priorità”.

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