Candido Cannavò

Parliamo della Fondazione Candido Cannavò per lo sport

Candido Cannavò, un nome storico del giornalismo sportivo italiano per tutti noi legato indisolubilmente alla Gazzetta dello sport quotidiano di cui fu direttore per 19 anni. Un uomo do sport, mezzofondista praticante, il cui messaggio vive grazie Fondazione Candido Cannavò per lo sport della quale ci parla il direttore Elio Trifari.

Quale lo spirito che anima la Fondazione?

“La Fondazione è nata alla fine del 2009 per ricordare, riprendere e diffondere il messaggio e l’opera svolta da Candido Cannavò, storico direttore della Gazzetta dello Sport, nella lotta contro ogni discriminazione e barriera sociale, economica, di genere. In questo spirito la Fondazione lavora per l’abbattimento delle diversità, per l’integrazione e l’inclusione, per la tolleranza e il rispetto delle regole nello sport e nella vita”.

Candido Cannavò, uomo di sport. Un suo ricordo?

“Cannavò ha attraversato per oltre mezzo secolo il giornalismo e la società che ha osservato, descritto e discusso con passione e competenza. Mezzofondista praticante, attento ascoltatore nei suoi primi passi da giornalista delle esigenze dei singoli e della comunità catanese in cui operava, ha poi raccolto, nello sport, il testimone da un altro grande giornalista, Gino Palumbo, alla gazzetta. Collaboratore fin dal 1955, ne è diventato vice-direttore nel 1981 e poi direttore, nel 1983, incarico che ha ricoperto per 19 anni. Durante la sua attività da giornalista, ha raccolto e sostenuto i più disparati appelli dalla società civile, mentre si batteva nella vita sportiva per la tolleranza, il rispetto delle regole e dell’avversario”.

Quali sono gli obiettivi della Fondazione?

“La Fondazione, costituita all’inizio per occuparsi della diffusione del messaggio sportivo nello spirito e secondo gli insegnamenti di Candido, ha scelto di percorrere gli stessi settori di attività che avevano caratterizzato l’operato sociale di Cannavò: miglioramento della qualità della vita nelle carceri, rispetto e rivalutazione dei diversamente abili, abbattimento delle barriere, integrazione sportiva e sociale, partecipazione responsabile e corretta alle attività sportive sia da protagonisti-attori, sia da spettatori-tifosi”.

I progetti che attualmente state seguendo?

“La Fondazione, nel corso di quasi 7 anni di attività, ha sviluppato, attuato e sostenuto oltre 60 progetti, distribuendo direttamente – o favorendone l’erogazione da parte di sponsor e istituzioni – quasi un milione di Euro, impiegati in 4 Continenti. Attualmente, la Fondazione opera nelle carceri ristrutturando impianti e promuovendo corsi di educazione e formazione, ma anche sviluppando meccanismi di fornitura di beni e servizi attraverso piattaforme di scambio. Sostiene le attività sportive dei disabili, fanciulli e adulti; si batte per l’abbattimento delle barriere di genere; sta realizzando un portale per la messa a disposizione di carceri, associazioni e piccole realtà locali di beni donati da aziende che operano nello sport; sviluppa attraverso lo sport i concetti di tolleranza e rispetto attraverso il progetto nelle scuole Iotifopositivo, e con la creazione di scuole di calcio ed etica per fanciulli nelle realtà più disagiate nel Paese; e promuove all’interno del gruppo in cui opera, RCS, iniziative di Responsabilità Sociale di Gruppo indirizzate agli obbiettivi della Fondazione stessa”.

fondazione CannavòDonne e sport, un rapporto difficile. Come interviene la Fondazione in questo ambito?

“Poco più di un anno dopo la sua nascita, in occasione del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, la Fondazione ha allestito la mostra DonnaèSport, inaugurata il 9 giugno 2011 al Museo del Risorgimento di Milano e riproposta nei due anni successivi alla Versiliana e a Cremona, con 75 pannelli riccamente illustrati e una sezione di letteratura e arte, riccamente illustrata da due cataloghi, che per la prima volta in Italia, ha raccontato l’evoluzione dello sport femminile dalle origini, con 2mila immagini e ricca documentazione storica e giornalistica. Ora, la Fondazione si accinge a lanciare una campagna, Calcio e Donna, di concerto con la Federcalcio, per sottolineare e correggere l’anomalia tutta italiana del calcio donne come una ‘Cenerentola’, rispetto alle altre nazioni industrializzate, con una serie di messaggi e immagini efficaci e la diffusione su stampa, radio e tv”.

Cosa penserebbe Candido Cannavò del calcio di oggi?

“Forse male, difficile pensare che sarebbe contento, soprattutto della violenza fuori degli stadi, degli impianti spesso deserti di spettatori, della qualità stessa del gioco che è di molto calata nel nostro paese. Ma sarebbe in grado di gridare con forza la sua insoddisfazione, come ha fatto in ogni momento della sua vita di giornalista e scrittore”.

Ultima domanda: come si può sostenere la Fondazione?

“La Fondazione si sostiene con donazioni, a parte un contributo necessario al suo funzionamento erogato annualmente da RCS Mediagroup. Visitando il sito www.fondazionecannavo.it, e accedendo attraverso esso alla pagina Facebook e all’account Twitter, si può comprendere il meccanismo di donazione: diretta, attraverso PayPal, o con il 5×1000 cui la Fondazione ha accesso, essendo non a fini di lucro. Venite a trovarci, vi sorprenderemo”.

 

 

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